Il bonus consiste nell’esonero del 100% della contribuzione previdenziale a loro carico (il 9,19% della retribuzione) fino a un massimo di 3mila euro. L’Inps ha chiarito con una circolare che il beneficio può valere fino a 250 euro al mese (141 euro netti al massimo in busta paga secondo i calcoli dell’Ufficio Parlamentare di bilancio)
L’Inps ha chiarito con una circolare che avranno diritto a questo vantaggio solo le lavoratrici dipendenti del pubblico e del privato, compreso il settore agricolo con un contratto a tempo indeterminato, anche part time, ad esclusione del lavoro domestico
Sono escluse le lavoratrici mamme con un contratto a tempo determinato mentre hanno diritto al bonus quelle con un contratto di somministrazione o che sono in apprendistato. Sono escluse le lavoratrici autonome che quindi pagheranno interamente la loro contribuzione. Se un contratto a termine viene convertito a tempo indeterminato il bonus scatterà in quel momento
La norma non prevede un limite di reddito per ottenere il beneficio, potenzialmente possono farne richiesta anche le manager con un contratto di lavoro dipendente. C’è un limite solo all’importo di contribuzione che viene esonerato e si può mettere in busta paga che è di 3mila euro in un anno, e che è chiaramente crescente al crescere della retribuzione dato che è legato alla contribuzione, in percentuale dello stipendio, a carico della lavoratrice
Le madri di tre figli con il più piccolo che non ha compiuto 18 anni hanno diritto al bonus anche nel 2025 e 2026 fino al compimento della maggiore età del terzo figlio
Secondo i calcoli dell’Upb le lavoratrici non pagheranno contributi fino a 32.600 euro circa di retribuzione lorda; oltre tale soglia agisce il massimale e i contributi dovuti sono pari a quelli risultanti dall’applicazione della aliquota contributiva al reddito eccedente. A 65.000 euro l’aliquota contributiva effettiva è pari alla metà dell’aliquota legale
Le lavoratrici che hanno diritto all’esonero possono comunicare la loro intenzione di avvalersene al datore di lavoro o direttamente all’Inps dando i codici fiscali dei figli
Il beneficio spetta dal primo gennaio, indipendentemente da quando si dà la comunicazione al datore di lavoro o all’Inps, purché in quel momento si abbiano i requisiti. Se il secondo figlio nasce durante l’anno si avrà diritto al beneficio al momento della nascita del secondo figlio
Il beneficio viene interrotto nel momento in cui il secondo figlio compie 10 anni nel caso di dipendente con due figli e nel momento in cui l’ultimo compie 18 anni nel caso di tre o più figli