La scure dell’inflazione ha gravato sulle famiglie (di Tony Ardito)

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Secondo l’Ufficio Studi Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre), a causa del boom dell’inflazione registrato tra il 2021-2023, pari al +14,2%, la famiglia media italiana ha speso in questi ultimi due anni 4.039 euro in più. Se, infatti, la spesa annuale delle famiglie in termini correnti nel 2021 ammontava a 21.873 euro, nel 2023 è salita a 25.913 euro (+18,5%). In questo ultimo biennio l’aumento medio mensile è stato pari a 337 euro.

Analizzando nel dettaglio le singole voci di spesa, gli aumenti più importanti avvenuti tra il 2021 e il 2023 hanno interessato i biglietti aerei dei voli internazionali (+106,1%), le bollette dell’energia elettrica (+93,1%), i biglietti dei voli aerei nazionali (+65,4 per cento), le bollette del gas (+62,5%), lo zucchero (+61,7%), il riso (+48,2%), l’olio di oliva (45,5%), il latte conservato (+37,4%) e il burro (+37%).

I prodotti che, di contro, hanno subito una riduzione di prezzo sono stati gli apparecchi per ricezione immagini e suoni (televisioni) (-28,6%), gli apparecchi per la telefonia mobile (cellulari) (-12%), apparecchi per il suono (CD/DV player, stereo, amplificatori, radio, etc.) (-11,4%), test di gravidanza e contracettivi (-10,3%) e libri di narrativa (-6,3%).

Tutto ciò ha penalizzato non poco pure le piccole attività commerciali. Se in questi ultimi due anni le vendite della grande distribuzione hanno tenuto, quelle delle botteghe artigiane e dei negozi di vicinato sono cresciute di poco in termini nominali, ma la contrazione in termini reali è stata preoccupante. Nei centri storici, ma anche nelle periferie, il numero delle insegne rimosse e delle vetrine con le saracinesche abbassate sono in aumento.

Nel 2024 l’inflazione dovrebbe rallentare e registrare una crescita media inferiore al 2%. Un risultato, quest’ultimo, in linea con i livelli attesi pure nel resto d’Europa che dovrebbe indurre la Banca Centrale Europea a diminuire i tassi di interesse.

Le previsioni sul caro vita appena citate, infatti, potrebbero rivelarsi sottostimate. Nel caso le situazioni di crisi in Medioriente e in Ucraina dovessero precipitare ulteriormente, l’aumento dell’inflazione potrebbe attestarsi ben al di sopra del 2% stimato.

di Tony Ardito

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