Tuttavia, un dato positivo c’è: dal 2017 al 2022 il numero degli ospedali ‘sotto soglia’ si è ridotto di oltre il 16%, passando da 5.670 a 4.747. Allo stesso tempo si è registrata una riduzione dei volumi di interventi di chirurgia oncologica negli ospedali ‘sotto soglia’: da 57.419 interventi nel 2017 (29% degli interventi totali) a 47.230 nel 2022 (23% degli interventi totali). La nuova mappa aggiornata “Dove mi curo?”, presentata oggi da ROPI (Rete Oncologica Pazienti Italia – reteoncologicaropi.it) al Ministero della Salute ed elaborata partendo dai dati dell’ultimo Programma Nazionale Esiti di Agenas, si basa su due criteri: oltre al superamento della soglia di volumi chirurgici – che le evidenze scientifiche associano ai migliori esiti – vengono menzionati quegli ospedali al cui interno è presente un percorso di cura la cui qualità certificato con il ‘bollino’ di OECI.
“Come ogni anno la nostra mappa si propone l’obiettivo di aiutare i pazienti e i loro cari ad orientarsi tra le strutture sanitarie che effettuano interventi di chirurgia oncologica – spiega Stefania Gori, Presidente ROPI e di AIGOM (Associazione Italiana Gruppi Oncologici Multidisciplinari) –. Quest’anno abbiamo aggiunto un ulteriore tassello, quello relativo al percorso assistenziale, consapevoli che il solo dato quantitativo non è sufficiente a dare un’indicazione corretta e completa sulla qualità di un ospedale”.
“Sono lieto che i dati forniti dall’Agenzia, mediante il lavoro di monitoraggio e analisi delle cure erogate in Italia del Programma Nazionale Esiti, siano aggetto di approfondimento a supporto della Rete oncologica dei pazienti ROPI – interviene Domenico Mantoan, direttore generale Agenas –. E proprio riguardo lo sviluppo delle reti in ambito oncologico, mi piace ricordare un altro importante strumento che Agenas ha recentemente presentato, ovvero la Quinta Indagine Nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali, che prende in considerazione una serie di Indicatori riguardanti le sette patologie oncologiche maggiori. Tutte queste informazioni sono già oggi disponibili sul sito dell’Agenzia, ma entro il 2026 sarà pienamente operativo il Portale della Trasparenza dei Servizi Sanitari che ha proprio l’obiettivo di ridurre lo squilibrio esistente tra utenti, operatori e professionisti del sistema sanitario, rispetto alle informazioni disponibili, le caratteristiche e la qualità della cura delle strutture prestatrici di servizi sanitari”.
“La nuova mappa conferma il trend in calo di interventi in strutture ‘sotto soglia’ e, di conseguenza, un aumento dei volumi di interventi di chirurgia oncologica negli ospedali ‘sopra soglia’: da 143.469 interventi nel 2017 (71% degli interventi totali) a 160.919 nel 2022 (77% degli interventi totali)”, dichiara Fabrizio Nicolis, consigliere ROPI e coordinatore del progetto. Emblematici sono i dati relativi alla chirurgia per il tumore della mammella, dove si assiste a un trend in riduzione del numero di ospedali ‘sotto soglia’: da 521 nel 2017 a 313 nel 2022 (-40%). Di contro si è registrato un aumento dei volumi di interventi eseguiti in ospedali ‘sopra soglia’: da 45.656 nel 2017 (74% degli interventi totali) a 53.653 nel 2022 (84% degli interventi totali). “Rimane invece invariato il gradiente Nord-Sud, con il Nord in cui la maggior parte delle Regioni ha ospedali ‘sopra soglia’ per tutte le 17 patologie considerate, e il Sud in cui solo 3 regioni (Puglia, Campania e Sicilia) coprono tutte le patologie”, sottolinea Nicolis.
La certificazione OECI per la qualità del percorso assistenziale – Ai numeri si aggiungono anche le valutazioni relative alla qualità del percorso assistenziale. “Ci siamo resi conto che per aiutare i pazienti e i cittadini a scegliere il luogo di cura non solo in base al numero di interventi di chirurgia oncologica, ma anche con la miglior qualità assistenziale, verificata da un ente terzo, cioè OECI”, sottolinea Gori.
“La certificazione OECI di accreditamento è di fatto la fotografia della reale attuazione degli standard qualitativi e qualitativi previsti dal Programma di qualità da parte di un istituto oncologico – spiegano Giovanni Apolone, presidente OECI, e Claudio Lombardo, general manager OECI –. Nonostante OECI verifichi nel tempo l’avanzamento del Piano di miglioramento, che generalmente fa seguito alla certificazione, la qualità delle cure prestate è il risultato di un continuo processo di innovazione connesso allo sfruttamento dei risultati di ricerca”.
A confermare l’importanza della qualità dei percorsi assistenziali è anche Massimo Carlini, presidente della Società Italiana di Chirurgia (SIC): “La diminuzione delle complicanze e della mortalità dipende anche dalla qualità delle cure postoperatorie, che è più strettamente correlata ad alcune caratteristiche specifiche dell’ospedale, più che al numero di operazioni eseguite. Alcune operazioni richiedono specifiche abilità intraoperatorie e in questo caso predomina il volume del chirurgo, mentre altre possono richiedere importanti e complessi trattamenti durante il decorso postoperatorio e allora predomina il volume dell’ospedale. Peraltro, dopo un miglioramento dei risultati nei centri ad alto volume, possono anche determinarsi risultati inferiori quando un determinato centro raggiunge il suo limite. Nel nostro Paese, considerato che il numero di posti letto, di medici di terapia intensiva, di chirurghi e di infermieri specializzati è ridotto, questo secondo aspetto è molto importante. In ogni caso le procedure chirurgiche complesse centralizzate dovrebbero essere disponibili in centri ben distribuiti in tutto il territorio nazionale”.
“Per chi si trova ad affrontare per la prima volta la malattia oncologica, così traumatizzante dal punto di vista psicologico e sociale, è evidente l’importanza di una scelta consapevole che riguardi la struttura ospedaliera alla quale affidare la propria salute – commenta Bianchini Simonetta, presidente di Per Te Donna Odv (pertedonnaonlus.it) –. Come associazione siamo quotidianamente a contatto con pazienti che ci chiedono dove sia meglio per loro curarsi, anche se poi la scelta è condizionata dagli aspetti economici e logistici che le persone devono affrontare. Ma è di assoluta importanza avere uno strumento che, basandosi su criteri oggettivi, possa orientare i pazienti in questa scelta”.
“Negli ultimi 12/13 anni la terapia del melanoma è radicalmente cambiata grazie a farmaci innovativi portando le guarigioni nel caso di pazienti affetti da melanoma metastatico sono passate dal 5% al 55% – spiega Antonella Romanini, presidente dell’Associazione Contro il Melanoma (ACM, associazionecontromelanoma.it) –. La parte chirurgica, pur non presentando particolari difficoltà tecniche, prevede però l’individuazione e l’asportazione del linfonodo sentinella, che richiede una curva di apprendimento di almeno 50 casi e l’esecuzione di almeno 50 casi/anno e che un anatomopatologo esperto. Dunque, è importante che l’intero percorso diagnostico-terapeutico garantisca elevati livelli di efficienza, che sono alla base del miglioramento della sopravvivenza di questi pazienti”.