L’imprenditore salernitano sostiene che con il nuovo Parlamento Europeo e la nuova Commissione “dobbiamo necessariamente puntare ad una mobilità delle persone e delle merci che non sia subordinata all’ideologia ambientalista. Dove c’è mobilità – spiega il CEO di SMET -, ci sono molteplici diritti dei singoli e interessi collettivi, che devono essere bilanciati con gli obiettivi ambientali”.
De Rosa chiede così un bilanciamento effettivo e pragmatico degli interessi in gioco. Servono “equilibrio, mediazione e ragionevolezza” perché, continua, “nessuna economia resisterebbe ad una transizione energetica come quella studiata dalla UE negli ultimi cinque anni”.
Le ragioni, spiega l’imprenditore, sono legate al radicalismo legato allo sviluppo e incentivazione dell’elettrico. “È stato un grave errore escludere dalla transizione energetica tutte le tecnologie capaci di ridurre le emissioni, per favorire una sola modalità come l’elettrico. Il paradosso è che, in alcuni casi, si sono visti veicoli elettrici dotati di gruppi elettrogeni a Diesel per ricaricare le batterie. Abbiamo dovuto assistere a questo paradosso che speriamo di non rivedere più in futuro”.
De Rosa sottolinea come il mercato abbia già emesso il proprio verdetto “nonostante i tentativi di doping statale con immensi fondi di incentivazione”. L’elettrico in Italia, rappresentato dalle immatricolazioni di auto BEV e PHEV, si ferma a meno del 5% complessivo.
“Sono numeri davvero residuali richiesti dalla popolazione per le auto con la spina” prosegue De Rosa. Cosa, fare allora, in vista del prossimo futuro? Il CEO di SMET ricorda che “i trasporti non sono un nemico dell’ambiente ma potenzialmente il principale alleato. Eppure – sottolinea amaramente – nel corso dell’ultima legislatura UE non è stato così. Bisognerà rimboccarsi le maniche e, tra imprese e consumatori, bisognerà far sentire le proprie ragioni a chi governa, affinché non si perda l’occasione di cambiare immediatamente rotta e giungere ad una sostanziale revisione del green deal e delle direttive miopi varate nel recente passato”.
De Rosa ritiene che, almeno in Europa, c’è stata una volontà politica nel dividere il mondo tra elettrico e non-elettrico. E questo, afferma, “non va a vantaggio del clima, che ricordiamo non conosce confini. Si tratta di una problematica da affrontare con strumenti e istituzioni che vadano oltre i nostri confini nazionali ed europei. Va ricordato che l’Unione Europea pesa solo per l’8% delle emissioni globali, grazie anche agli sforzi profusi finora per limitare le emissioni di gas serra. Nel frattempo ci sono Paesi, come l’India – terzo produttore mondiale di emissioni – che rivendicano la necessità di aumentarle. Questi sono i dati, i fatti, ed è ciò che deve contare maggiormente nello sviluppo di una politica. Ripartiamo da questi elementi e invertiamo la rotta, per scongiurare le pesantissime ripercussioni che graverebbero, in ultima istanza, su tutti i cittadini” conclude De Rosa.