solo per mera casualità determinata peraltro da ragioni di servizio, il magistrato non era nella sua stanza e, avvertito da una collaboratrice, riusciva a mettersi in contatto con la polizia giudiziaria, che rintracciava detto individuo mentre circolava indisturbato all’interno della Cittadella Giudiziaria».
«È doveroso – si legge ancora nella nota dell’Anm – l’invito ad una profonda riflessione sui livelli di vigilanza e sicurezza della Cittadella Giudiziaria, da compiersi prima che casi come questi possano ripetersi con effetti molto più gravi, come accaduto in altri Palazzi di Giustizia; è doveroso richiedere, quindi, che siano predisposti sistemi di sicurezza più efficaci negli uffici più delicati (come la Procura della Repubblica, l’Ufficio del GIP e del GUP, la Sezione esecuzione e fallimenti, la Sezione famiglia, le cui criticità sono segnalate dai colleghi, essendo di fatto accessibili dall’utenza senza particolari difficoltà) ma in generale a presidio delle aule di udienza, delle camere di consiglio e delle stanze dei singoli magistrati al fine di eliminare ogni rischio per la incolumità di giudici e pubblici ministeri ivi in servizio»
«Il presente documento, approvato all’unanimità dalla Giunta distrettuale – si legge ancora nella nota – viene trasmesso al Procuratore Generale presso la Corte di Appello per le eventuali determinazioni di competenza, e per conoscenza alla Presidente della Corte di Appello ed al Presidente del Tribunale».