I numeri di questo inizio 2024, da Nord a Sud, con la Campania maglia nera con 22 episodi nelle sole Asl di Napoli, dal 1 gennaio a oggi, ci raccontano soprattutto di una collettività esasperata, che con il passare dei mesi ha trasformato sempre di più i professionisti della sanità in capri espiatori, in nemici contro i quali combattere e dai quali difendersi, ma soprattutto nei responsabili numero uno dei disagi e delle disorganizzazioni.
Abbiamo davanti, nell’analizzare con attenzione i fatti di cronaca delle ultime settimane, episodi ai quali non avevamo mai assistito in precedenza.
Pugni in pieno volto a giovani infermiere donne fino a far saltare loro un dente, addirittura calci ad altezza viso e tentativi di strangolamento. Incredibile il caso in cui, a Napoli, Ponticelli, un paziente ha rubato la pistola ad una guardia giurata brandendola contro medici e infermieri.
Se, da una parte, i pronto soccorsi e i reparti nevralgici si sono trasformati in una vera e propria trincea, la triste realtà è anche legata al fatto che gli infermieri non sono solo le vittime predestinate numericamente parlando, ma soprattutto, paradossalmente, sembra si sia abbassata sempre di più la barriera difensiva da parte delle istituzioni, e questo accade proprio nel momento in cui le violenze contro gli operatori sanitari rischiano di diventare un fenomeno del tutto fuori controllo.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
La politica, doveroso sottolinearlo, latita, sia dal punto di vista di norme efficaci a difesa dell’incolumità dei professionisti sanitari, sia in azioni di reale contrasto delle aggressioni.
Esempio lampante in negativo, visto ciò che ancora accade, è il piano di ripristino e rafforzamento dei presidi di pubblica sicurezza da Nord a Sud, tanto decantato da parte del Ministero degli Interni, partito circa un anno fa.
Ebbene da nostre indagini emerge chiaramente che in tutta Italia non ci sarebbe un solo ospedale in cui gli agenti sono presenti, stabilmente, anche nelle ore notturne, sette giorni su sette, quando, con i favori del buio, nei pronto soccorsi accade davvero di tutto.
Siamo stati tra i primi, e non è certo stata una provocazione, a chiedere la presenza dell’esercito negli ospedali!
Come sindacato delle professioni sanitarie, continua De Palma, siamo impegnati da anni in attività di comunicazione e di prevenzione contro le violenze ai danni degli infermieri e degli altri professionisti della salute, sollevando la questione relativa alla presenza di una crescente mala cultura, che come un cancro va estirpata alla radice, con campagne mirate che coinvolgano soprattutto i cittadini e permettano di ricostruire l’empatia perduta con gli operatori sanitari.
I numeri indicati oggi, da parte del Ministero della Salute, nella Giornata Nazionale contro le violenze ai professionisti sanitari, sono davvero allarmanti.
Sono nel 2023 abbiamo avuto 16mila segnalazioni di aggressioni fisiche e verbali. Al primo posto ci sono gli infermieri ma soprattutto ci sono le nostre donne.
E allora, se da una parte, occorre far comprendere finalmente alla collettività che i professionisti sanitari non sono i nemici contro cui scagliare rabbia, paura e insoddisfazione, e che non è possibile prendere a pugni un infermiere anche se si è costretti ad attendere ore in un pronto soccorso, dall’altra parte la politica deve smettere di fare promesse a vuoto e deve creare, per i professionisti della salute, rivedendo se necessario le normative del codice penale, un ambiente di lavoro sano e sereno, affinché gli ospedali tornino ad essere solo luogo di cure e non un campo di battaglia e di duelli rusticani», conclude De Palma.
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