L’Università non può essere un luogo di intolleranza e di violenza (di G. Fauceglia)

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Gli episodi di intolleranza e di violenza che nelle ultime settimane si sono ripetuti in diverse Università italiane, dalla Federico II di Napoli alla Sapienza di Roma, hanno avuto ampio eco nella stampa nazionale.

A ciò si aggiunge la recente decisione del Senato accademico dell’Università di Torino che, dopo una occupazione dell’aula da parte dei collettivi studenteschi, ha deliberato di sospendere la collaborazione con gli istituti universitari israeliani in relazione a progetti di ricerca internazionali.

Si ricordano, poi, gli insulti contro la senatrice a vita Liliana Segre, urlati nel corso di una manifestazione degli universitari di Cagliari. E’ evidente che i boicottaggi accademici, che ricordano quelli del secolo scorso in un periodo buio della nostra storia, rappresentano decisioni “contro natura”, perché la collaborazione tra le università è da sempre stata un’alta espressione di reciproca comprensione e di pace.

Si tratta di episodi tra loro legati da un filo comune ovvero la protesta, fin dai giorni successivi all’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, contro la reazione dello Stato di Israele, speculare all’assenza di qualsiasi condanna del terrorismo da parte dei movimenti filopalestinesi. Il motivo assunto a giustificazione delle iniziative di piazza (oltre milleduecento) e dell’intolleranza che nelle università impedisce a persone che non si ritengono in sintonia con le posizioni del movimento (come è accaduto, ad esempio, per Maurizio Molinari e David Parenzo), di esporre in pubblico le proprie opinioni, è in realtà solo apparente, una mera occasione da cavalcare anche con un certo cinismo.

In realtà, la galassia dei collettivi antagonistici, ampliando la propria area di riferimento in ragione di una presunta tendenza autoritaria del Governo (con il sostegno indiretto e “teorico” di una parte del PD, della sinistra radicale e di una parte del Movimento 5Stelle), intende profittare dell’occasione per riorganizzare, a partire dalle università, un’area di dissenso “militante” e non pacifico, che non può non comportare qualche riflessione sia sulla tenuta attuale dell’ordine pubblico che su pericolosi sviluppi futuri.

Nessuno intende drammatizzare questi eventi, seppure non episodici e ben organizzati, ma l’esperienza storica insegna che il terrorismo degli anni settanta ed ottanta (con i suoi tentacoli successivi) si è sviluppato proprio negli atenei.

Qui non si tratta né della libertà di manifestare o di esprimere opinioni, tutte legittime specie se sostenute e argomentate, quanto di impedire, con gli strumenti che la legge assicura ad ogni Stato democratico, che una sparuta minoranza precluda all’università di restare un luogo di confronto anche tra opinioni diverse.

Chi ha diritto di parlare in un ateneo – come scrive Antonio Polito – deve pretendere che quel diritto sia esercitato liberamente, senza pericoli per la propria o l’altrui incolumità; e l’ateneo che invita o le autorità di pubblica sicurezza hanno il dovere di intervenire per evitare che la violenza o l’intolleranza impedisca l’esercizio della libertà di opinione.

Il problema è che, nella decadenza attuale della cultura e finanche dell’apprendimento cognitivo, i manifestanti ignorano le ragioni delle loro stesse contestazioni, tanto da rifiutare – come, ad esempio, proposto da Molinari – un confronto pubblico.

I violenti contestatori intendono bandire il “sionismo”, omettendo di considerare che storicamente questo è nato – come conosce anche chi ha letto solo qualche pagina di storia contemporanea – come movimento per l’autodeterminazione del popolo ebraico e per rivendicare il diritto di avere una patria; così come intendono negare agli ebrei di avere uno Stato, sostenendo che l’intero territorio dal fiume Giordano al mare deve essere palestinese (in una significativa sinergia con le tesi dell’autocrazie dell’Iran).

Giuseppe Fauceglia  

2 Commenti

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  • Israele ha un comportamento inaccettabile per una democrazia evoluta da decenni, ma noi continuiamo a parlare di Hamas. Per il resto, si è notato che proteste educate da parte di adolescenti sono state manganellate senza una ragione. Il governo attuale dovrebbe sparire per la vergogna, ma figuriamoci, si sono attaccati al “consenso” e procedono (tanto alla fine il consenso cala, è calato con il 5s, è calato con Renzi, calerà pure con queste schiappe)

  • Ma vi rendete conto che vogliamo essere più atlantisti degli USA che in queste ore bloccano gli israeliani all’ONU?

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