I rilievi sulla dispersione idrica – relativi al 2022 – confermano un quadro preoccupante per il nostro Paese in cui il 42,4% dell’acqua potabile viene dispersa prima di arrivare al consumatore finale. Si tratta di dati leggermente in crescita rispetto al 2020, quando la percentuale si attestava al 42,2%, ma soprattutto distante anni luce dagli altri Paesi europei.
In Francia la dispersione idrica è al 20%, in Belgio e Svezia al 21%, in Spagna e Regno Unito al 23%, in Germania al 6% e nei Paesi Bassi al 5%. Le scarse performance dell’Italia si spiegano soprattutto con lo stato in cui versano le infrastrutture idriche. Oltre il 60% delle tubature è stato posizionato infatti Più di 30 anni fa, mentre il 25% supera addirittura i 50 anni.
L’Emilia Romagna – dove si perde per strada il 29,7% dell’acqua – si distingue come regione più virtuosa, invece a guadagnarsi la maglia nera è la Basilicata (65,5%), che fa registrare picchi del 71% nella provincia di Potenza. In più di un capoluogo su tre, le perdite totali in fase di distribuzione superano il 45%.
Le province in condizioni di “massima criticità”, ovverosia con valori pari ad almeno il 65%, sono: Potenza (71%), Chieti (70,4%), L’Aquila (68,9%), Latina (67,7%), Cosenza (66,5%), Campobasso (66,4%), Massa (65,3%), Siracusa (65,2%) e Vibo Valentia (65,0%).
Le città più virtuose si trovano soprattutto nelle regioni del Nord, seppur con qualche eccezione. Le uniche sette città in cui si rilevano perdite inferiori al 15% sono: Como (9,2%), Pavia (9,4%), Monza (11,0%), Lecce (12,0%), Pordenone (12,1%), Milano (13,4%) e Macerata (13,9%). A Roma le perdite d’acqua sono al 27,9%.
di Tony Ardito
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