Ciò che è importante comprendere è che il glaucoma secondario ha delle caratteristiche peculiari, che lo rendono ancor più insidioso del glaucoma tradizionale. «È una forma molto aggressiva, spesso colpisce solo un occhio ed è molto difficile da trattare con terapie in collirio», aggiunge Sbordone, che ribadisce l’importanza per i medici di sottoporsi ad un continuo aggiornamento.
A rendere indispensabile un training costante è anche il fatto che il glaucoma secondario può colpire i giovanissimi, ad esempio come conseguenza di un’uveite, e spesso l’unica soluzione è quella chirurgica. «Le terapie classiche il più delle volte non funzionano, così come sono inappropriate le tecniche chirurgiche tradizionali, persino quelle mini invasive.
Serve una chirurgia che si avvale di dispositivi specifici, molto diversi da quelli adoperati di solito per il glaucoma. Si tratta di valvole che sono adatte ad essere impiantate su occhi già compromessi da altre patologie». Dispositivi e tecniche grazie alle quali nell’Unità Operativa Complessa diretta dal dottor Sbordone si riesce nella maggior parte dei casi a contrastare gli effetti devastanti di questa malattia.