Le telefonate di Joe Biden con il Presidente di Egitto e l’Emiro del Qatar. La decisione dell’Arabia Saudita di riconoscere lo Stato d’Israele.
La reazione apparentemente positiva dei dirigenti di Hamas, a Doha e Gaza, alle ipotesi di mediazione per il rilascio degli ostaggi in cambio della cessazione delle ostilità.
L’ultima proposta per il rilascio degli ostaggi reca la firma del Segretario di Stato USA. Da una parte, Antony Blinken rassicura Hamas che il cessate il fuoco da parte israeliana sarà seguito dalla fine delle ostilità: dunque non vi sarà l’assalto a Rafah, l’ultimo loro baluardo a Gaza. Dall’altra parte, rassicura Israele dell’intangibile appoggio americano purché non provochi ulteriori disastri umanitari.
Questa è anche la condizione posta dai Sauditi per l’atteso riconoscimento. L’adesione di Riad agli Accordi di Abramo sarebbe il frutto pregiato dell’intenso lavoro diplomatico. La chiave è la resistenza all’aggressività dell’Iran, il vero nemico della stabilità regionale. Dietro l’Iran si scorge infatti la mano russa.
La presenza della Russia in Medio Oriente si fa sempre più ingombrante. Dalla Siria, che già di fatto controlla, Mosca spia le manovre di Israele in un intreccio inestricabile di convergenze e divergenze con Gerusalemme.
Benjamin Netanyahu e Yahia Sinwar hanno il reale interesse a chiudere la partita con il compromesso americano? O vorrebbero tirarla per le lunghe per le rispettive sopravvivenze politiche. Il primo per allontanare lo spettro delle elezioni anticipate che lo vedrebbero probabilmente perdente a cospetto dei moderati Gantz, Eisenkot, Lapid. Il secondo per mera testimonianza: da “zelota religioso”, ipotizza il quotidiano Haaretz con riferimento agli ebrei zeloti che si immolarono a Masada per non consegnarsi ai Romani.
Si attende novembre, il mese dalla forte carica escatologica. Biden succederà a se stesso o tornerà Trump? Biden sostiene Israele ma con toni apertamente critici dei metodi, non nasconde il fastidio per quel Governo. A giudicare dal precedente mandato, Trump sarebbe maggiormente allineato.
L’Unione europea si esprime sulla crisi con la presa di posizione di alcuni stati membri che si apprestano a riconoscere lo Stato di Palestina. La mossa, dal valore simbolico, è coerente con la formula due popoli – due stati.
La Corte penale internazionale starebbe per spiccare i mandati di arresto nei confronti di alcuni dirigenti israeliani per presunti crimini di guerra. Ad essere colpiti sarebbero il Primo Ministro, il Ministro della Difesa, il Capo di Stato Maggiore. La reazione di Netanyahu è lapidaria: il mandato sarebbe intriso di “antisemitic hate crime”. Sarebbe esso stesso un crimine: ma di odio antisemita.
Netanyahu rilancia così l’antico e sempre attuale tema dell’antisemitismo. Le manifestazioni che si susseguono nelle università europee e americane finiscono per confondere antisionismo e antisemitismo: la critica al sionismo che occupa le terre altrui e la critica all’ebraismo in quanto tale.
di Cosimo Risi
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