Solo che per i pm genovesi, per il gip e per il nucleo di polizia economico finanziaria delle fiamme gialle non si tratta di normali finanziamenti, ma di reati. Di mazzette. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, al tramonto del suo secondo mandato finisce ai domiciliari. Per l’accusa ha ricevuto 74mila e 100 cash, oltre a varie promesse di finanziamenti.
Stessa sorte per l’uomo che ha tenuto in mano il porto per decenni e che per l’accusa ha aperto il portafoglio, l’imprenditore conessionario di grandi terminal portuali Aldo Spinelli, noto in Italia anche per essere stato presidente di Genoa e Livorno.
Finisce direttamente in carcere, invece, l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, che oggi è amministratore delegato del colosso delle multiutility Iren. Lo stesso presidente della Regione Liguria, sospeso dal suo incarico in base alla legge Severino, oggi era atteso a Ventimiglia: avrebbe dovuto incontrare Flavio Briatore in occasione dell’apertura di un Twiga in riviera, uno di quegli eventi che hanno contraddistinto la Liguria del glamour e dei tappeti rossi emblemi del decennio totiano.
Niente di tutto questo: il presidente della Regione, insieme agli altri arrestati, dall’albergo di Sanremo è stato portato a casa sua a Genova, per poi spostarsi alla caserma della Gdf di Lungomare Canepa: ai cronisti ha soltanto detto “Siamo tranquillissimi”.
Nella doppia maxi indagine che si snoda fra Genova e La Spezia – nel levante ligure al centro degli accertamenti ci sono il braccio destro di Toti e suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, e in questo filone le accuse riguardano anche corruzione elettorale e il voto di scambio con esponenti di Cosa Nostra – alcune mosse che hanno caratterizzato la politica “totiana” degli ultimi anni. I sequestri preventivi, per ora, ammontano a 570mila euro.
Fonte La Repubblica
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