Dopo la fine della pandemia da Covid-19 – come riporta il sito web tgcom24.mediaset.it – lo streptococco ha alzato la testa. Probabilmente a causa di un debito immunitario legato alle protezioni non farmacologiche, come la mascherina, usate durante la pandemia, che hanno ridotto il contatto con il batterio e bloccato il diffondersi delle infezioni.
Maurizio Sanguinetti, ordinario di Microbiologia alla Cattolica, direttore del Dipartimento Scienze di Laboratorio e infettivologiche, che ha coordinato lo studio insieme ad Antonio Chiaretti, direttore del Pronto Soccorso pediatrico del Gemelli, spiega: “Il contatto coi microrganismi è fondamentale per ‘allenare’ il sistema immunitario a rispondere alle infezioni.
L’ipotesi è dunque che il ridotto contatto con questo microrganismo, abbia determinato nei bambini più piccoli un debito immunologico impedendo loro di sviluppare una protezione, anche parziale e questo ha comportato un aumento dei casi“.
Lo studio In tutto sono stati raccolti ed esaminati oltre 1.800 campioni da tamponi faringo-tonsillari di bambini giunti in pronto soccorso con sintomi influenzali, tra il 2018 e il 2023. I ricercatori hanno analizzato l’incidenza dell’infezione da Streptococcus pyogenes (GAS), attraverso l’osservatorio privilegiato del Pronto Soccorso pediatrico, diretto da Chiaretti.
A circolare maggiormente, hanno sottolineato gli esperti, è stato l’immunotipo M1, quello considerato il più grave e virulento.