Da quanto si evince negli atti del Comune, se da un lato, il cronoprogramma rimesso al Prefetto di Salerno scongiura la nomina di una commissione ad acta per l’approvazione del consuntivo, dall’altro, resta evidente che il Comune di Salerno non riesce a rispettare gli impegni assunti dal patto, e ciò, indubbiamente, comporta un aumento della già elevata pressione tributaria a carico dei contribuenti salernitani. Il patto “Salva Città” prevede (come è dato conoscere anche dai quotidiani locali), ai fini del riequilibrio strutturale dell’Ente, il ripiano del disavanzo risultante dal rendiconto 2021 pari ad euro 169.967.402, sulla base di un cronoprogramma fino al 2044, e in questa progressione di risanamento il Comune si è impegnato a ripianare nel 2023 un disavanzo pari ad euro 18.589.969.
Orbene, il rendiconto della gestione 2023 determina, sulla scorta della riclassificazione dei residui dell’annualità, un risultato finale che porta il disavanzo ad euro 152.379,985, a fronte dell’impegno, assunto con l’accordo sottoscritto con il Ministero, secondo cui lo stesso avrebbe dovuto invece essere ridotto ad euro 143.762.045, con la conseguenza che non risulta ripianata una quota di disavanzo pari ad euro 8.617.849.
A ciò si aggiunga che non risulta allineata neppure la previsione rinveniente nel bilancio di previsione, approvato ad aprile a seguito del pateracchio maturato su evidenti incongruenze espositive ed aritmetiche, in cui il Comune ha ritenuto di applicare una quota di disavanzo da ripianare pari ad euro 33.616.248, ma di questi solo euro 25.196.984 sono in effetti la quota di ripianamento prevista per il 2024, mentre proprio euro 8.419.264 restano una parte dell’anno 2023 non recuperato e non utilizzabile ai fini del risanamento.
Il Comune dovrà, allora, dar luogo ad una nuova revisione del bilancio di previsione, da sottoporre al Consiglio comunale che non solo dovrà approvare, nei primi giorni di giugno, il consuntivo 2023, ma sarà obbligato anche prevedere una nuova variazione del bilancio di previsione.
Ora, a parte la noiosa rappresentazione dei numeri, è evidente che i conti non tornano, posto che i fondi di accantonamento appaiono non adeguati, e ciò soprattutto se si tiene conto dei rischi del contenzioso e della inesigibilità di una parte rilevante di crediti tributari a seguito della grande confusione che è stata denunciata da un’associazione dei consumatori sull’intervenuta scadenza della concessione di riscossione con una precedente società e la probabile illegittimità degli atti impositivi che ne sono direttamente derivati.
Quanto poi al riequilibrio finanziario toccherà di esaminare i prospetti dei residui Attivi e Passivi, oggetto di valutazioni alquanto singolari, con la conseguenza che resterebbe di particolare gravità se l’equilibrio contabile, ottenuto in ragione della quantificazione dei residui, non fosse poi confermato dal dato puramente finanziario.
Non può sfuggire, allora, ai pure distratti cittadini salernitani che questa Amministrazione non solo non è stata in grado, in prima battuta, di predisporre un bilancio di previsione corrispondente almeno alle grandezze “numeriche” effettive, ma ora dimostra di non essere neppure in grado di far fronte all’ingente debitoria maturata e di rispettare sostanzialmente gli impegni assunti con il Patto Salva Città.
La responsabilità, per ora solo politica, non può non essere attribuita a chi, fidando sulle logiche di una disarticolata e silente maggioranza consiliare, non riesce a valutare le entrate necessarie né a dar luogo ad una operazione di risanamento dei conti pubblici, la quale, forse, richiederebbe più competenze tecniche che ad oggi non è dato rinvenire in una specie di Armata Brancaleone, posta a guida delle sorti di questa povera città.
Giuseppe Fauceglia
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