Soggetti vaccinati o che hanno contratto l’infezione da Coronavirus mostrano una risposta immune crociata. Di conseguenza, l’esposizione agli antigeni del virus potrebbe rappresentare una “vaccinazione preventiva” per tumori soprattutto del seno, fegato, colon e melanoma.
Il lavoro, si legge in una nota del Pascale, accettato per la pubblicazione descrive per la prima volta che il virus Sars-CoV-2 presenta nelle sue proteine, frammenti (antigeni) che condividono una elevata omologia di sequenze e di conformazione con antigeni espressi dalle cellule tumorali. In particolare, questi antigeni tumorali sono specificamente espressi dalla cellule del tumore al seno, al fegato, al colon e del melanoma. Inoltre, viene dimostrato che cellule del sistema immunitario (linfociti T), da soggetti vaccinati o che hanno contratto l’infezione da Sars-CoV-2, sono in grado di cross-reagire con gli antigeni virali e tumorali. Questo fenomeno, definito “mimetismo molecolare” (molecular mimicry), suggerisce che la risposta immunologica indotta dagli antigeni virali e, di conseguenza, la memoria immunitaria che si è venuta a stabilire, può rappresentare una protezione nei confronti dello sviluppo di un tumore.
Saranno i dati epidemiologici dei mesi-anni futuri a confermare o meno il reale impatto di tale mimetismo molecolare sulla incidenza (numero di nuovi casi) dei tumori al seno, al fegato, al colon e del melanoma. Intanto lo definisce “uno studio di grande interesse” il direttore scientifico dell’Irccs partenopeo, Alfredo Budillon che conferma, “il mimetismo molecolare può essere sfruttato per il disegno di vaccini terapeutici antitumorali personalizzati su cui in Istituto stiamo da tempo lavorando”. “Sono estremamente orgoglioso – sottolinea il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi – di questo risultato, frutto di un progetto disegnato e condotto interamente all’interno del nostro Istituto, che potrà avere un possibile impatto di straordinaria portata sulla salute della popolazione mondiale”.