La sanità italiana, già da tempo in crisi profonda, ora presenta il suo conto: è in gioco il presente e il futuro dei professionisti sanitari, nonché il crescente fabbisogno da parte della collettività. Tutto questo delinea una realtà che non ha certo bisogno di ulteriori promesse a vuoto e tanto meno di tempi di attesa lunghi e snervanti.
L’aspettativa di tutti è che il dettagliato piano del Ministro Schillaci per ridurre le liste di attesa sia corroborato dalla reale mancanza di ostacoli. Ci riferiamo naturalmente alla questione finanziaria.
Il dubbio resta e come. Fino a pochi giorni fa, il Ministro dell’Economia Giorgetti, poi lo stesso Schillaci da Trento, avevano ribadito il reale ostacolo legato alla mancanza di copertura finanziaria e il rischio che possano trascorrere come minimo altri mesi per attuare un progetto tutto in salita. Cosa è cambiato adesso? I fondi per garantire la copertura del progetto sono improvvisamente disponibili? E Giorgetti è d’accordo con Schillaci circa la spesa da sostenere?
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Ora, tutto d’un tratto, annunciando l’inevitabile stanziamento di risorse aggiuntive ed evidenziandone anche le cifre, il Ministro della Salute Schillaci è pronto a presentare il Decreto sull’abbattimento delle liste di attesa per il prossimo 3 giugno in Consiglio dei Ministri, a cinque giorni dal voto europeo. Sarà forse un caso?
Senza ombra di dubbio, il piano contiene degli aspetti anche nuovi e potenzialmente positivi che danno atto a Schillaci del suo impegno, in merito a un progetto su cui il Ministro ci ha messo davvero la faccia.
Ma la conditio sine qua però resta : dal momento che fino a pochi giorni fa il Ministro Giorgetti e lo stesso Schillaci avevano ammesso gli ostacoli legati alla copertura finanziaria, ipotizziamo che il MEF si esprimerà nuovamente sulla questione dopo la presentazione del Decreto.
Ecco i passaggi principali del piano con le novità in arrivo e l’ulteriore inevitabile esborso previsto, in particolar modo per garantire entro il 2025 la cancellazione dei tetti di spesa dei professionisti.
L’obiettivo, come noto, è ridurre le liste d’attesa sanitarie e semplificare l’accesso alle cure, oggi in troppi casi ritardate o negate per molti cittadini che spesso incorrono in diagnosi non certo immediate, oppure non potendo permettersi visite private rinunciano a curarsi.
Le urgenze avranno un codice di classificazione. Schillaci le presenta alla collettività come una novità assoluta, ma in realtà quelle da lui enunciate esistono già e con i medesimi criteri. E chiaramente non funzionano a dovere vista la situazione attuale. Ci preme di sapere in che modo la nuova organizzazione immaginata dal Ministro possa rappresentare una reale svolta.
Cup pubblico e privato. Piena sinergia di pubblico e privato nello smaltimento delle liste. Gli erogatori pubblici e gli erogatori privati accreditati ospedalieri e ambulatoriali afferiranno a un Cup – Centro unico di prenotazione – finalmente davvero unico (a livello regionale o infra-regionale). La “piena interoperabilità” dei centri di prenotazione degli erogatori privati accreditati con i competenti Cup territoriali costituirà “condizione preliminare” del rapporto.
Copertura sanitaria. Ogni legge ha il suo costo. Quindi, rispetto a quanto previsto a fine 2023, i tetti di acquisto regionali delle prestazioni erogate da privati accreditati saliranno: dall’1% al 2% nel 2024, dal 3% al 4% nel 2025 e dal 4 al 5% dal 2026. Appare non meno significativa la prima deroga sul tetto del personale del Servizio sanitario nazionale: nell’anno 2024 varrà fino al 25% dell’incremento del Fondo sanitario regionale 2023 (in attesa del decreto Salute-Mef che definirà entro quattro mesi i nuovi criteri di spesa per il 2025). I maggiori oneri 2024 per straordinari potranno essere coperti utilizzando fino allo 0,4% del Fondo sanitario. Alla velocizzazione di esami e visite potranno concorrere anche gli specialisti ambulatoriali – remunerati fino 100 euro lordi l’ora grazie a 100 milioni di euro supplementari di stanziamento – e gli specializzandi, che potranno agire in libera professione per 12 ore a settimana.
Misurazione progressi. Sarà l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) a monitorare il rispetto dei tempi massimi di attesa per i cittadini e istituirà una piattaforma nazionale per realizzare l’interoperabilità con le piattaforme di ciascuna regione o provincia autonoma.
Nursing Up chiede di approfondire quanto sta accadendo e soprattutto vuole comprendere se questo piano è davvero attuabile, perché una cosa è certa: qualsiasi ipotesi non può prescindere dal ruolo fondamentale che, accanto ai medici, rivestiranno i professionisti dell’assistenza.
Schillaci è chiamato finalmente a fare chiarezza: gli infermieri, le ostetriche, i professionisti sanitari non medici, saranno o non saranno al centro del progetto?
Certo è che, alla luce di ulteriori sforzi che i professionisti sanitari dovranno mettere in atto per garantire efficienza ed efficacia delle proprie specifiche attività in termini di tempi e di qualità, andrà inevitabilmente risolta almeno in parte la grave carenza infermieristica, con un capillare piano di assunzioni e soprattutto con riconoscimenti economici dignitosi, dai quali non si può prescindere», conclude De Palma.