“Sono dati preliminari – precisa subito Ascierto – ma molto incoraggianti che riguardano pazienti con forme di melanoma avanzato inoperabile, con presenza anche di metastasi epatiche e cerebrali, quindi con una prognosi piuttosto sfavorevole. Nel nostro studio la tripletta di immunoterapici si è dimostrata promettente, ottenendo circa il 60% di risposte e merita certamente di essere indagata in studi clinici più ampi”.
Lo studio RELATIVITY-048 ha coinvolto 46 pazienti con melanoma avanzato e di età media pari a 61 anni. I pazienti hanno ricevuto la tripla combinazione di nivolumab, relatlimab e ipilimumab per una durata media di 5 mesi e sono stati poi seguiti in media per 49,4 mesi. “Abbiamo registrato un tasso di sopravvivenza alla malattia del 72% a 4 anni, superiore a quello osservato con altri regimi terapeutici che prevedono la somministrazione di due immunoterapici – sottolinea Ascierto –. Nel 20% dei pazienti abbiamo registrato una remissione completa”.
Anche i dati sulla sicurezza del trattamento sono molto incoraggianti. “Sorprendentemente, la tossicità è quasi sovrapponibile a quella del trattamento in combinazione di due immunoterapici, ipilimumab-nivolimab, e non sono emersi ulteriori eventi avversi”, precisa Ascierto, che invita comunque alla prudenza. “Il nostro è uno studio preliminare che ha coinvolto un numero limitato di pazienti – conclude -. Per questo motivo i risultati vanno interpretati con cautela e andrebbero confermati in studi più ampi, che potrebbero anche consentirci una maggiore precisione sulla selezione dei pazienti che trarrebbero il maggior beneficio da questa tripla combinazione”.