Le elezioni europee 2024 (di Cosimo Risi)

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Lo spostamento a destra del complesso dell’elettorato è evidente. Non è tale da modificare radicalmente gli equilibri consolidati in seno al Parlamento europeo, è la spia di una controtendenza rispetto ad un europeismo che molti elettori percepiscono come artificioso se non velleitario.

Il malcontento verso i governi nazionali e le istituzioni europee cerca la risposta semplice ma percepibile nella galassia nazional-populista, come la chiama Marc Lazar.

Alcuni commentatori scorgono la risposta nel malessere economico e sociale. Eppure, le cifre danno un’Europa in ripresa dopo il blocco della pandemia. La decisione della BCE di ridurre i tassi dovrebbe aiutarla, per non parlare di Next Generation EU laddove si applica.

Altri la scorgono nel rigetto di una politica migratoria così facile da consentire l’ingresso a elementi indesiderati se non collusi con il terrorismo.

Il separatismo islamista è evidente specie in Francia, è fra le cause profonde della vittoria del Rassemblement National (RN). In luglio la probabile coabitazione fra il Presidente Macron ed il Primo Ministro Bardella, in attesa delle presidenziali 2027, potrebbe trovare un punto di convergenza su questo terreno. In Francia alligna un diffuso antisemitismo, peraltro camuffato da antisionismo nelle espressioni di sinistra, il che è motivo di inquietudine ospitando la Repubblica una folta comunità ebraica.

Sul voto pesa l’effetto guerra. La guerra alle nostre porte spaventa i cittadini. La minaccia russa di ricorrere all’arma nucleare, che sia tattica o strategica poco importa, è presa sul serio. I dirigenti europei, a cominciare dall’Alto Rappresentante,  ripetono che viviamo in una fase di alta tensione. La guerra in Europa sarebbe una possibilità concreta, attrezziamoci dunque al conflitto con le risorse agli armamenti ed addestrandoci alla resistenza.

Il ventilato ritorno alla leva obbligatoria rincara la dose.  La Russia è l’avversario strategico, lo si ripete in qualsiasi circostanza. Si tratta dello stesso paese che, fino a gennaio 2022, corteggiavamo come sodale negli affari e nella proiezione internazionale.

Ed invece: la Russia è altro, la Cina è altro, rinvigoriamo la NATO, concediamo all’Ucraina la pista veloce per aderire all’Unione europea. Tutte decisioni, o intenzioni di decisioni, che sostengono la resistenza ucraina e rafforzano il contrasto con Mosca. Sono le destre ad usare il linguaggio del compromesso. Nelle destre gli elettori trovano il conforto cui aspirano per preservare i decenni di pace nel Continente.

I primi commenti da Mosca sono prudenti: ben venga l’avanzata delle destre “non russo-fobiche”, resta una maggioranza filo-ucraina che non lascia sperare in un cambio di passo. Significativo è il caso del RN:  non fa mistero della inclinazione al compromesso. La Russia è presa a modello organizzativo e ideologico.

L’indebolimento della coalizione arcobaleno in Germania a favore della destra può essere letto nello stesso segno. La Germania paga il prezzo economicamente più alto del contrasto con la Russia.

In linea generale l’asse franco-tedesco esce provato dalle urne. Macron reagisce  con il rilancio da poker delle elezioni anticipate. Spera in una didattica istituzionale nei confronti di Bardella allorché questi  tratterà con i partner europei.

In Germania il Cancelliere rifiuta l’appello alle urne dei Cristianodemocratici, ma sa di avere giorni difficili davanti. Poiché il Partito Popolare esce maggioritario dal voto, ha il diritto di esprimere il candidato alla presidenza della Commissione.

Ursula von der Leyen dovrebbe succedere a se stessa. Ha il pregio di essere tedesca, il torto di appartenere allo schieramento  avverso. Scholz dovrà recuperare su un altro piano. Con la presidenza del Consiglio europeo ad un socialista come il portoghese Antonio Costa? Con l’allineamento della Commissione al pensiero di Berlino?

Il New Green Deal della prima Commissione von der Leyen andrà sotto osservazione. Protestano gli agricoltori, protestano gli industriali dell’automobile per la scelta “acritica” dell’elettrificazione, protestano le categorie più disparate. Anche i detentori delle rendite marginali, ad esempio i titolari delle concessioni balneari di casa nostra, hanno motivo di dolersi delle rigidità europee. Queste categorie anelano non a dissolvere l’Unione ma a piegarla a favore degli interessi nazionali se non particolari.

I giochi a Strasburgo possono riservare sorprese a Ursula. La candidata deve cercare la sponda nello schieramento conservatore. Strizzare l’occhio non al blocco di destra nel suo insieme, ma a singoli partiti al suo interno. Il ruolo di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni, che annuncia di volere tenere la presidenza dei Conservatori, potrebbe essere decisivo.

di Cosimo Risi

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