La definizione esatta di cosa siano la ritroviamo nella direttiva Europea 2009/28/CE che le definisce come “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”.
Si tratta, quindi, della legna da ardere, dei residui delle attività agricole e forestali, delle alghe marine, degli scarti delle industrie alimentari, dei liquidi reflui derivanti dagli allevamenti, della frazione organica dei rifiuti solidi urbani e anche delle piante coltivate appositamente per produrre energia.
Dalle biomasse è così possibile ricavare combustibili, energia elettrica e termica attraverso diversi processi di trasformazione che per essere svolti, necessitano delle cosiddette “centrali a biomassa”. Nella provincia di Salerno abbiamo un esempio virtuoso delle potenzialità di questa fonte energetica rinnovabile, ovvero l’impianto sperimentale da 100kW realizzato a Buccino presso la sede della Magaldi Power.
Questo progetto ha visto coinvolte diverse imprese e ben 3 università ed integrava tecnologie di trasformazione termochimica e biochimica ed impianti a radiazione solare concentrata. Ma quali sono i vantaggi dal punto di vista economico che ambientale dello sfruttamento delle biomasse?
Le biomasse derivano dai prodotti della terra, quindi sono risorse rinnovabili quindi una energia rinnovabile che sfrutta in modo efficiente le risorse naturali. Inoltre, il loro sfruttamento riduce il problema dello smaltimento di quelli che altrimenti sarebbero considerati rifiuti.
Riduce la dipendenza dai combustibili fossili e dai loro produttori. Lo sfruttamento delle biomasse riduce la domanda delle materie prime energetiche tradizionali (carbone, gas e petrolio) che spesso devono essere importate. Un settore agricolo molto sviluppato, quale quello della piana del Sele dove si dispone di una grande quantità di reflui zootecnici sia bovini che bufalini, si stima che annualmente potrebbe far generare, se ben sfruttato, una potenza termica di circa 40MW!
Così dicasi per la ramaglia ed i residui di potatura il cui utilizzo permetterebbe di ottenere una produzione di circa 400 MW termici. La stessa sansa, prodotto di scarto della produzione di olio di oliva, o le buccette di pomodoro, derivanti dalla produzione di pelati prodotto disponibile in grandi quantità nell’area dell’agro-nocerino-sarnese, da cui si stima sarebbe possibile recuperare altri 5 MW termici.
Ulteriore vantaggio delle biomasse, cosa rara per le fonti energetiche rinnovabili, alle prese con enormi problemi di discontinuità è la continuità nell’erogazione; infatti, nelle centrali è possibile stoccare i materiali per la produzione di energia, regolando e programmando poi la produzione in base al fabbisogno. Se qualche purista può storcere il naso relativamente al processo di combustione delle centrali, necessario alla produzione di energia, va detto che questo è comunque un processo ecosostenibile in quanto l’anidride carbonica liberata nell’aria è già parte dell’ecosistema, sotto forma vegetale, per cui non va ad incrementare i livelli naturali di gas serra a differenza della combustione delle fonti fossili dove al contrario avviene il rilascio di nuove sostanze inquinanti che prima si trovavano nel sottosuolo.
Il problema sollevato da molti in relazione ai costi ed all’inquinamento derivante dalla movimentazione su gomma delle biomasse verso le centrali potrebbe essere in parte risolto collocando le future centrali, necessariamente quindi di piccole dimensioni, quanto più vicino possibile ai luoghi di produzione.
In conclusione, possiamo dire che le biomasse se utilizzaste in modo efficiente potrebbero rappresentano una preziosa fonte energetica alternativa di cui il nostro paese ha disperatamente bisogno.
Ciro Troncone
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