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Il G7 pugliese (di Cosimo Risi)

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Il sito della Casa Bianca intitola alla Puglia, non all’Italia, il vertice con il nome di “G7 Apulia Leaders’ Communiqué”.

La dimensione regionale viene così valorizzata e contrasta il racconto mediatico circa il “falso country” di Borgo Egnazia, la masseria senza radici storiche per essere un moderno manufatto.

E’ stato un successo organizzativo. Non è la prima volta che accade alle presidenze italiane dei vertici. Abbiamo una tale esperienza nell’accogliere che finiamo per eccedere. Le cronache mondane abbondano di dettagli circa la cucina dello chef tristellato Bottura, il canto di Bocelli, gli abiti delle Signore, appena due, Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen. E dire che il comunicato rileva la necessità di valorizzare il ruolo femminile a tutti i livelli, compreso quello della salute.

Sul punto scatta la discussione: se il riferimento all’aborto sia stato espunto per iniziativa della Presidenza per non urtare la sensibilità di Papa Francesco. Quella del Pontefice era una partecipazione inusitata, meritava di essere considerata. La parola “aborto” non è scritta nel comunicato, il diritto ad abortire come diritto delle donne a determinare di se stesse è desunto dal richiamo al comunicato del precedente Vertice di Hiroshima. Un artifizio diplomatico alquanto diffuso quando si vuole dire senza dire.

La presenza di Zelenskyj è l’altro punto interessante ancorché non nuovo. Da due anni siamo abituati al Presidente ucraino che presenzia in grigioverde agli incontri internazionali. Fino a meritare, nel caso della Puglia, il sarcasmo di Donald Trump: ogni volta Zelenskyj torna a casa con un pacchetto di soldi.

Alla doverosa e sentita solidarietà per l’Ucraina sottende l’intenzione che continui a combattere per difendere i grandi valori, ma senza che il conflitto deflagri fra Occidente (NATO) e Russia. Tenere a bada la Russia, lanciare un chiaro messaggio di desistenza al Presidente Putin, ma sempre tenendo le distanze giuste.

La Russia sarà chiamata a pagare le conseguenze dell’aggressione. Si comincia subito destinando a Kiev gli interessi maturati dai capitali russi che l’Occidente ha congelato. Una cinquantina di miliardi di dollari. Sulla provenienza aleggia una certa opacità. Gli Anglo- americani sarebbero pronti a fare la loro parte, gli Europei forse chissà.

Il danno totale dell’Ucraina è stimato dalla Banca Mondiale in circa 500 miliardi di dollari: una cifra destinata a crescere con il continuare del conflitto e da imputare appunto alla Russia. Nel frattempo l’Ucraina è autorizzata ad usare le armi occidentali in territorio russo con alcuni limiti geografici.

Su Gaza il linguaggio è esplicito. Si depreca l’assalto di ottobre 2023 al pari delle stragi di civili. La responsabilità iniziale dei fatti è imputata a Hamas. Quanto a Israele, si riafferma la formula dei due popoli – due stati: proprio quella che il Governo Netanyahu, ora libero dalla presenza di Gantz e Eisenkot, non vorrebbe perseguire.

A margine è la solita carrellata di leader del cosiddetto Global South. Il Sud Globale è rappresentato dal gruppo eterogeneo di Algeria, Argentina, Brasile, India, Giordania, Kenya, Mauritania, Tunisia, Turchia, Emirati Arabi Uniti. Alcune delegazioni si sono distinte per comportamenti pittoreschi. Anche questo fa parte del gioco multilaterale.

E così gli incontri a margine e in vario formato. Un triangolare fra Macron, Scholz, von der Leyen  attira l’attenzione. I tre concorderebbero il secondo mandato di Ursula alla guida della Commissione, così anticipando la cena a Ventisette in programma a Bruxelles. Il che dà esca alla nostra Presidente del Consiglio di allinearsi all’indicazione e rivendicare un portafoglio di peso per il Commissario italiano. All’Italia quello che spetta all’Italia.

La dichiarazione del Cancelliere federale che il nostro Governo è situato a destra non dovrebbe influire sul pacchetto delle nomine. L’asse franco-tedesco, in difficoltà dopo le elezioni europee, vuole battere un colpo, difficilmente può mettere da parte la terza economia dell’Unione.

di Cosimo Risi

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