I fatti risalgono all’11 settembre 2019 quando sul lungomare cittadino si tiene una manifestazione organizzata dalla Lega Salerno. E proprio per dare una risposta che un gruppo di persone si riunisce per una contromanifestazione, nel corso delle quali sarebbero stati pronunciati “slogan e invettive” contro i leghisti“, come emergeva dal dispositivo della Procura della Repubblica.
I pubblici ministeri avevano infatti richiesto l’archiviazione, poi respinta dal giudice delle indagini preliminari. I 12 indagati dovevano rispondere dell’accusa di violazione dell’articolo 18 del decreto regio in materia di pubblica sicurezza. I giovani coinvolti sarebbero stati accusati di aver utilizzato i social come mezzo di comunicazione piuttosto che rinviare alla prefettura di Salerno ogni comunicazione relativa alla manifestazione contro l’ex ministro degli Interni, a capo della Lega.
«Nel 2019 fummo rinviati a giudizio in 12 per manifestazione non comunicata (in Italia, le manifestazioni non si autorizzano) per avere protestato nel 2018 durante un corteo della Lega annunciato come una ronda contro l’immigrazione irregolare.
A Salerno c’era in corso un movimento di sostegno alla lotta delle persone ambulanti e si stava costruendo una rete antirazzista, ancora viva oggi come dimostrano le iniziative per la Palestina – ha dichiarato Avallone – In quei giorni oltre 100 colleghe e colleghi di Unisa e circa 150 colleghe e colleghi di altri atenei ci espressero pubblicamente solidarietà, che arrivò anche da molteplici collettivi, reti, associazioni e singole persone, compreso un numero grande di studentesse e studenti.
Tutte realtà e persone che ringraziammo allora e ringraziamo oggi. Così come va ringraziata la stampa locale che, tranne due eccezioni irrilevanti, trattò con serietà e senza scandalo la notizia. E, ovviamente, la compagna avvocata e il compagno avvocato che hanno seguito il processo.
Altre considerazioni si potrebbero fare – di tipo più politico – ma le faremo collettivamente. In sintesi, ci hanno solo fatto perdere tempo».