Sono in corso manifestazioni da Nord a Sud del Paese con migliaia di agricoltori che sono scesi in piazza per fermare l’invasione dei cinghiali.
Le mobilitazioni, dopo Sardegna, Abruzzo ed Emilia Romagna, passeranno per le strade della Puglia, del Molise, delle Marche fino alla Campania. Secondo una stima Coldiretti, i branchi causano danni per 200 milioni di euro all’anno alle coltivazioni, ma al conto vanno aggiunti anche i 170 incidenti stradali con morti e feriti causati dagli animali selvatici, secondo l’analisi Coldiretti su dati Asaps, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente.
In provincia di Salerno la situazione è da tempo preoccupante. I cinghiali distruggono i raccolti di grano, mais, uva, patate e altre coltivazioni; invadono strade soprattutto di notte, mettono a soqquadro città e paesi. Inoltre i cinghiali rappresentano anche il principale veicolo di diffusione della peste suina africana, una malattia innocua per l’uomo ma che minaccia la sopravvivenza della norcineria nazionale, una filiera che vale complessivamente circa 20 miliardi. Secondo le attuali regole, basta un cinghiale malato rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla per far scattare la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani.
“La presenza dei cinghiali non è un problema solo per gli agricoltori, ma per tutti. Ed è un problema che va risolto – sottolinea il presidente di Coldiretti Campania e della provincia di Salerno Ettore Bellelli – è una vera e propria invasione di cui si è perso il controllo. Un’emergenza segnalata più volte che vede da giorni la Coldiretti Salerno mobilitata attraverso l’assemblea regionale e quelle provinciali. La mobilitazione sfocerà in una manifestazione programmata entro la prima metà del mese di luglio”.
Dopo anni di battaglie della Coldiretti finalmente con la legge di Bilancio 2023, in vigore da ormai più di 18 mesi, è stato introdotto nel nostro ordinamento l’articolo 19 ter della legge 157/1992, che prevede l’adozione di un “Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica”. Tale piano è stato adottato con Decreto interministeriale del 13 giugno 2023, ormai 12 mesi fa”.
Le attività di contenimento disposte nell’ambito del piano non costituiscono esercizio di attività venatoria e sono attuate anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto come previsto dalla legge. Cosa manca allora? “Manca il Piano regionale di attuazione – spiega il direttore Enzo Tropiano – non c’è più tempo da perdere. Gli agricoltori e gli allevatori non possono più aspettare, mentre i cinghiali continuano a devastare i frutti del loro duro lavoro, lasciandosi alle spalle solamente danni e desolazione.
Per questo agricoltori e allevatori sono pronti a scendere di nuovo in strada. L’ennesimo incidente a Laureana Cilento dimostra che non è più possibile rimandare il problema”.