Consenso Informato: Corte di appello di Bologna condanna ospedale a risarcire cittadina salernitana

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Consenso informato: la Corta di Appello di Bologna Ospedale a risarcire il danno ad una cittadina salernitana “per non aver correttamente informato il paziente non mettendolo nelle condizioni di autonomamente determinarsi ed affrontare consapevolmente l’intervento chirurgico”.

E’ quanto deciso dal Corte di Appello di Bologna nella sentenza n. 1405/2024 RGS del 10.6.2024 in cui vengono puntualmente motivate in diritto le molteplici questioni nascenti dalla vicenda. La domanda di risarcimento veniva azionata dinanzi al Tribunale civile di primo grado da una donna salernitana che, dopo aver chiesto consulenza a diversi ospedali, aveva scelto una struttura pubblica al Nord Italia perché solo i medici di detta struttura le prospettarono l’intervento come di routine, di breve degenza ospedaliera e con rapido decorso post operatorio. È

Pertanto, la donna sceglieva di partire lasciando figlia minore (6 anni) e marito (lavoratore autonomo/unico reddito della famiglia) in considerazione del fatto che si sarebbe assentata per pochi giorni. Tuttavia, durante l’intervento si verificarono delle complicanze, definite prevedibili dal consulente del Tribunale, che comportarono un secondo intervento e una lunga degenza post-operatoria con l’applicazione di una stomia per otto mesi.

La donna adiva il Tribunale lamentando la violazione del diritto alla salute e alla libertà di autodeterminazione per mancanza di consenso informato specifico e chiaro sui rischi dell’intervento e sul decorso post-operatorio, avanzando domanda di risarcimento danni.

In primo grado il Tribunale condannava l’Azienda sanitaria al risarcimento del danno alla salute mentre, pur riconoscendo la genericità della modulistica del consenso informato fatto sottoscrivere dai medici alla paziente, non condannava al risarcimento del danno motivando che la donna non avrebbe provato che, qualora correttamente informata, avrebbe rifiutato l’intervento o/e scelto un’altra struttura, e tanto senza ammette la prova testi puntualmente articolata dall’attrice.

La causa veniva appellata su detto punto e la Corte di Appello di Bologna, dopo aver escusso i testimoni indicati dalla donna, condannava la Struttura Sanitaria al risarcimento del danno di € 10.000,00 per violazione del diritto alla autodeterminazione della paziente, essendo stato provato che la paziente se fosse stata correttamente informata dei rischi sottesi all’intervento avrebbe scelto di operarsi in un ospedale vicino alla propria residenza, confermando l’orientamento consolidato dalla giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione secondo il quale “il paziente ha diritto a un’informazione comprensibile, dettagliata, veritiera, obiettiva ed esaustiva, in ordine all’indicazione terapeutica, alla metodologia, ai rischi, alle possibili complicanze degli interventi e al decorso post-operatorio, nonché ai tempi di degenze e al piano terapeutico, e che le modalità di informazioni siano rapportate anche alle condizioni socio-culturali del paziente”.

Fonte: studio legale associato avv.ti Orlando Caponigro e Antonella De Luca

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