I numeri cominciano ad essere impressionanti se commisurati alla grandezza del territorio interessato: “Ad oggi si stima che siano affette da mal secco circa 50.000 piante che sono da reimpiantare, con evidenti problemi anche per gli abbruciamenti e le relative deroghe di concessione comunale. Impossibile movimentare le piante secche a valle senza contagiare tutto ciò che incontrano nei passaggi sui diversi terrazzamenti”.
Una situazione da tenere sotto controllo per evitare che si diffonda ulteriormente: “Non essendoci cura -prosegue il direttore Tropiano- dovranno essere adottate una serie di misure per combattere la diffusione di questo fungo che crea seri problemi ai nostri agricoltori. Occorre avviare immediatamente il monitoraggio con il fitosanitario, facendo anche tesoro delle esperienze dei territori che da tempo lo combattono come la Sicilia. Il Cnr di Acireale da 50 anni è in prima linea contro questo fungo”.
Le prassi da adottare devono tenere conto delle criticità e dei vincoli in essere nella costiera amalfitana ed hanno anche bisogno di alcune deroghe per essere efficaci: “Si deve partire dalla formazione, chi ha il problema deve sapere come combatterlo. Occorre definire delle prassi di coltivazione, di potatura e di reimpianto che limitino la diffusione del fungo. Anche i sindaci e la forestale devono fare la loro parte consentendo le deroghe necessarie per l’abbruciamento in loco del materiale infetto secco”.
Una mano potrebbe arrivare dai contributi Agea per il malsecco ma che invece hanno dei parametri inaccessibili per le aziende campane che hanno in media mille metri quadrati di suolo a disposizione, ben lontano dall’ettaro richiesto nei requisiti: “Si dovrebbe spingere Agea a rivedere questi requisiti ed al tempo stesso la Regione Campania dovrebbe attivare una misura specifica per la limonicoltura, immaginando un contributo per l’espianto e il reimpianto dei limoneti contagiati, con particolari percentuali di intervento sulle due costiere e le isole dove il costo dell’impianto è triplo rispetto alla limonicoltura pianeggiante” conclude Tropiano.