Correvano gli anni 70 quando il triste fenomeno dello sfruttamento del braccia di uomini, donne e persino di minorenni fu denunziato, ed ampiamente documentato, da un giornalista di inchiesta salernitano.
Il caporalato, dipendente in gran parte dalla criminalità organizzata, si era impossessato della mortificante pratica dello sfruttamento delle braccia.
A bordo di traballanti autobus uomini, donne e ragazzi in calzoni corti venivano fatti salire all’alba di ogni giorno negli automezzi(!), quasi tutti di proprietà dei caporali, e SCARICATI nei campi della Valle del Sele.
Il lavoro durava anche dodici ore per una paga da fame e, ovviamente, senza assicurazioni.
Alcuni incidenti sul lavoro venivano sommersi dal silenzio sia da parte dei datori di lavoro che dalle stesse vittime.
Il silenzio era ricompensato da altro lavoro nero. La situazione è migliorata oppure no? C’è da credere che il caporalato esiste ancora come pure il lavoro nero.
Lo “sfruttamento delle braccia”si pratica anche durante il periodo estivo sopratutto nel terziario del capoluogo come della provincia. È facile scoprirlo! Come? Con la sorveglianza, le indagini nei locali pubblici. La cosiddetta grande stampa finora ha ignorato “il fenomeno“
Di Enzo Todaro
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