Ultimo giorno di Esami di Stato (di Gilda Ricci)

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Gli Esami di Stato sono terminati  e  questa volta li racconto  da spettatrice, tra i ragazzi, con i ragazzi,  le loro famiglie, gli amici, fidanzati e non, tra un pubblico sorridente e  di supporto, quello che  non è  solo testimone  di una delle prove più importanti nella vita di un adolescente, ma partecipe ad un evento ricco di emozioni  e suspense.

Forse il miglior modo per poterne scrivere  con obiettività, nonostante  a volte il coinvolgimento emotivo di questi studenti, tutti speciali, unici, meravigliosi, che hanno studiato fino ad un minuto prima di entrare in un’aula, dove presidente e commissari interni ed esterni li attendevano  curiosi.

Assistere  al loro esame più importante della vita è stato emozionante.  Vivere quell’ansia , quella carica di adrenalina che ti fa battere il cuore  a mille e poi tra un sorso d’acqua, uno sguardo e un sorriso  ti consente  di  riflettere, mettere in ordine le idee in base ad uno spunto colorato o in bianco  e nero e dopo  qualche minuto di brainstorming, ti consente di iniziare  a  parlare e viaggiare a  400 all’ora, come un treno ad alta velocità, per dire tutto ciò che  vuoi dimostrare di sapere .

Il sapere, questo concetto di conoscenza, competenza misto alle  abilità, anche quella di  tremare  con una gamba  o  contorcere le dita delle mani, per poi riprendere la corsa verso il traguardo finale della sintesi  e dei famosi “ collegamenti “ del colloquio orale.

Tra argomenti, il cui filo conduttore nel colloquio  e non  di un’interrogazione, è sempre un’impresa ardua e complicata, questi  studenti della  quinta C indirizzo scienze umane del liceo “ Alfano I” di Salerno, con gli occhi pieni di luce e la voce tremante non si sono mai fermati, neanche per un attimo, confortati dallo sguardo attento, in ascolto di   commissari e presidente a volte  commossi dalla  fierezza di questi  adolescenti pieni di dignità.

Ecco che cosa hanno   realizzato in questi anni, un percorso di dignità, impegno civile,  e non solo di studio tra centinaia di ore di educazione civica, percorsi  per lo sviluppo delle competenze in orientamento, tra asili nido, ludoteche  pedagogiche , scuole sperimentali ( Montessori e Senza Zaino), filosofia con bambini,  cooperative sociali, concorsi sulla legalità  e di poesia e letteratura, decine di incontri con scrittori, artisti, poeti.

Un confronto continuo su tematiche  anche molto delicate come l’interruzione  volontaria di gravidanza, sui disturbi del comportamento alimentare  e della nostra psiche,  che spesso deraglia come i treni in corsa. Hanno   ricostruito sé stessi  crescendo, maturando appunto, ciò che la scuola  reale , non solo nozionistica, contenutistica  dei quiz  e delle domande strutturate o meno,  dovrebbe percorrere , concentrandosi sulle  scelte, sulla responsabilità, in un continuo esercizio di autonomia per poter anche decidere  cosa fare dopo un esame, quale facoltà scegliere, dove andare e  perché.

Tutti, nessuno escluso, hanno dimostrato al mondo adulto, professionale, colto, erudito a volte, che  anche  da maggiorenni, non ancora  adulti o maturi realmente, si possa  decidere, scegliere, sognare , immaginare, superando ogni  difficoltà e limite , in funzione  di obiettivi vicini e lontani ma  di consapevolezza ,  puntando al massimo in base alle proprie forze , convinti di arrivare  in quella stazione  che  dà gioia  e soddisfazione.

Oggi sono tutti   felici di essere arrivati in un quinquennio fin dove  volevano, ognuno  a modo suo, con un pensiero libero, non omologante, con un allenamento  costante  alla prestazione, canalizzando ansie e aspettative nell’impegno, in una continua sfida  con sé stessi e con la prova stessa d’esame, quello che ognuno di noi deve continuamente sostenere nella vita.

Mai visti tanti 100 in una sola classe, un dato statistico  parziale e non totale( che dipende dal numero di classi, iscritti e partecipanti agli esami), come  quello registrato nelle inutili classifiche  tra scuole in una sterile competizione tra istituti.

Ben undici centisti su 22 e tra loro un cento con  lode e nessun  sessanta. Questo il dato, tra  abbracci, pianti,  sorrisi per raccontare un’esperienza di vita e non solo  di scuola, di anni  vissuti intensamente per   restare ancora una volta insieme, come in una partita di  calcio e pallavolo,  con spirito di squadra. Si iscriveranno tutti all’Università,  continueranno a studiare per essere utili agli altri,” qualcuno e non qualcosa” ,  dalla psicologia  alla medicina, dalla formazione  ai beni culturali, da economia  aziendale a  scienze della formazione per tentare di migliorare anche il mondo scuola iniziando con i più piccoli.

Ognuno per la sua strada per raggiungere altre stazioni, altre città, tutti  ora ai blocchi di partenza per tentare  test che  sicuramente supereranno e se  ciò non accadrà potranno ritentare insieme , in quel modo semplice ma necessario  che è  l’autoaiuto, come hanno fatto tra loro in questi mesi, studiando insieme , facendosi aiutare dai compagni di altre scuole  e di diversi  indirizzi di studio sulle materie per loro più complicate.

Hanno studiato in casa, all’aperto, in un parco,  ovunque, ma insieme, senza sleali competizioni.  Tra loro c’è stato  chi ha trovato mille ostacoli ma li ha sempre affrontati e superati, non per vincere, ma per  condividere, per partecipare, per dire “ Ce l’ho fatta , nonostante tutto!” e non c’è  soddisfazione più grande  come quella  di esserci riusciti. Hanno  vinto l’ascolto, la dedizione, il supporto amorevole  e leale,  quello che  un Esame di Stato dovrebbe sempre rappresentare nella vita di  tutti gli studenti adolescenti, maturi o meno, ma meritevoli di attenzione.

Grazie ragazzi per questa lezione di vita al mondo adulto  che guarda  ai numeri dei primi in classifica e non agli altri, che elabora statistiche limitate su uno sguardo  generale  e mai particolare, che  crea  graduatorie  e primati senza analizzare i contesti, le diversità, i punti di partenza rispetto agli arrivi. Senza raccontare storie nell’aridità  numerica quantitativa e non qualitativa.

Il Liceo “Alfano I” ha  avuto questo anno scolastico  il primato degli iscritti ma non ha festeggiato, né ritenuto questo un dato importante, alcuni studenti si perdono, altri arrivano in ogni classe tra primo e secondo quadrimestre ma  sono accolti, ascoltati ammessi ad un esame, in quanto prova di vita e non solo scolastica, poi si vedrà, intanto hanno avuto un’opportunità.

Gli studiosi di statistica e metodologia della ricerca sanno bene come si analizzano i dati e quanto la “variabile dipendente”,  avrebbe  affermato Piero Romei, sia fondamentale, così come il  contesto nel quale avviene lo studio dei casi. Questo  gli studenti lo sanno e  hanno valutato loro un mondo che li ha  a volte  accolti ma spesso respinti. “ Una scuola che non accoglie  è come un ospedale  che cura  i sani e manda a casa i malati “dichiarava don Lorenzo Milani. Dopo un secolo ne discutiamo ancora. Grazie ragazzi!

  Gilda Ricci

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