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Il Green Deal 2.0 secondo Ursula von der Leyen (di Ciro Troncone)

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Sembra passato un secolo quando eravamo ancora alle prese con la prima feroce ondata di Covid-19, quando, nel maggio 2020, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel presentare lo strumento per la ripresa delle sofferenti economie, il Next Generation EU, incorporato nel quadro finanziario pluriennale dell’UE, dichiarava:

 “Con il piano per la ripresa trasformiamo l’immane sfida di oggi in possibilità, non soltanto aiutando l’economia a ripartire, ma anche investendo nel nostro futuro:

Il Green Deal europeo e la digitalizzazione stimoleranno l’occupazione e la crescita, la resilienza delle nostre società e la salubrità dell’ambiente che ci circonda.

Il momento dell’Europa è giunto:

La nostra determinazione dev’essere all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte. Next Generation EU ci permette di dare una risposta ambiziosa.”

 Oggi Ursula von der Leyen, è stata rieletta presidente della Commissione europea.

Alla prima seduta plenaria dopo la rielezione, dinanzi al Parlamento Ue, nell’anticipare le scelte che guideranno il suo secondo mandato, ha anticipato quali saranno le modifiche che intende apportare al Green deal Ue ed alle politiche relative alla sicurezza climatica.

La visione include un’evoluzione del green Deal in particolare per il settore industriale green in particola modo per le industrie competitive oltre alla creazione di nuovi posti di lavoro di qualità già da subito legati alle nuove “skill” sia digitali che green.

Il precedente ed oramai notissimo obiettivo del “FIT FOR 55”, il quale all’interno del primo green deal prevedeva una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990, è oggi solo un pallido ricordo, la presidente infatti rilancia con un nuovo obiettivo ancor più ambizioso che prevederà una riduzione di CO2 del 90% entro il 2040!

La volontà che trapela però non è solo quella di ridurre l’impatto delle emissioni di CO2, al contempo si rilanceranno le imprese in particolare quelle industriali, tutelando il settore agricolo.

Si cercherà di evitare che queste politiche possano avere effetti negativi sulle piccole e medie imprese del tessuto industriale dell’unione.

Resta in agenda il nodo da sciogliere relativo al comparto auto, per il quale la scadenza è fissata al 2035 con lo stop ai veicoli a diesel e a benzina per lasciare spazio all’elettrico.

Da più parti si pensa che si possa arrivare ad una revisione del regolamento per far entrare anche i cosiddetti e-fuel, ovvero i carburanti sintetici di nuova generazione e questo probabilmente sarebbe effettivamente un saggio compromesso.

Ma le risorse per fare tutto questo, soprattutto quando saranno finiti i fondi dei PNNR, da dove arriveranno?

Parrebbe, e questa è una buona notizia, che nel prossimo bilancio 2020-2034 ci sarà spazio per tutto questo, inoltre, nel mirino della von der Leyen è entrata anche l’eccessiva fuga di fondi privati dall’Europa verso altri paesi.

L’dea è quella di una grossa mobilitazione di questi capitali privati che potrebbero concorrere nel processo di costruzione di un futuro europeo economicamente sostenibile e green ma anche il conseguimento della definitiva indipendenza energetica sia dai paesi extra-ue che dalle fonti fossili.

di Ciro Troncone

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