Commovente post sui social scritto da Annamaria Valletta per ricordare Mario Valiante e Wilma Fezza i due professionisti salernitani morti in un tragico incidente stradale nei pressi dello svincolo di Eboli giovedì scorso. Ieri nella chiesa dei Salesiani, gremita, l’ultimo saluto a Mario e Wilma. Dopo la funzione religiosa Annamaria Valletta ha dedicato un suo pensiero ai due avvocati salernitani uniti da un tragico destino. La famiglia Valletta è molto legata a Mario e Wilma. Anche il fratello di Annamaria, Lucio, affranto dal dolore ha condiviso per anni un percorso professionale con Mario e Wilma spezzato soltanto da una immane tragedia.
ECCO IL RICORDO. L’incontro con il mistero della morte è sempre scioccante e duro. Ancor più se arriva in maniera inaspettata trascinando via con una violenza inaudita da far tremare anche l’immaginazione non una persona a te cara ma due, nello stesso momento. Perdi l’equilibrio, il focus, la pace. Tutto si sfoca e si confonde. Un profondo e angosciante stato di disorientamento prende possesso di te.
Finché non accade qualcosa, una parola un gesto una immagine, insomma qualcosa che improvvisamente fende il tuo buio e lo illumina del senso che disperatamente cercavi.
Oggi (ieri ndr) si sono svolti presso la chiesa dei Salesiani di Salerno i funerali di Mario e Wilma, due anime, due sposi in una carne sola. Lasciamo stare i titoli, i ruoli dei coniugi Valiante e di alcuni partecipanti alle esequie di cui si sono riempiti i giornali, i tg e a cui tiene questa nostra società spesso vanesia, anche in momenti così tristi in cui dovremmo essere chiamati tutti a riflettere sulla sostanza delle cose lasciando da parte le vuote apparenze.
In questi due giorni e ancor di più durante i funerali i pensieri martellavano la mia mente in cerca di una risposta. Come possono speranze, passioni, sacrifici di una vita essere cancellati così velocemente da un tir? Perché morire in questa maniera? Quale senso ha avuto per Mario superare la malattia che l’affliggeva se poi ha dovuto trovare la morte dopo pochi giorni in maniera così violenta, e insieme all’amore della sua vita?
Mi sembrava un’assurdità, un’ingiustizia, addirittura una beffa. Perché, Signore, perché? -mi sono chiesta. Cercavo un senso e una verità che non mi giungevano né dalle Scritture né dai discorsi di don Maurizio Patricello e di monsignor Vincenzo Pelvi né dalle parole accorate dei nipoti e della sorella di Mario. Poi, improvvisa, a fine celebrazione è arrivata la rivelazione, la risposta che tanto attendevo.
E’ arrivata attraverso la voce affaticata e debole, appena percettibile, di un parroco molto anziano, il padre spirituale della coppia, don Antonio Martinelli, il quale ha avuto, incomprensibilmente, poco spazio nelle cronache della giornata. Eppure è stata, a mio avviso, la voce più illuminante e rassicurante del triste evento.
Don Antonio ha voluto condividere e leggere dei messaggi privati, gli ultimi da lui ricevuti da Mario e da Wilma.
Circa un mese fa il parroco aveva inviato un messaggio a Mario per avere notizie sul suo stato di salute e Mario gli aveva risposto confessando le sue fragilità e insicurezze ma, allo stesso tempo, meravigliandosi della forza interiore che la malattia gli aveva rivelato avere e che lui attribuiva alla presenza di Gesù Cristo. Wilma, invece, pochi giorni prima della sua dipartita gli aveva scritto raccontandogli il calvario attraversato, confessando il suo bisogno di riposo e pace non tanto fisico quanto mentale e spirituale. Gli aveva rivelato quanto le aveva insegnato quest’esperienza accanto a Mario: mentre il marito piano piano reimparava a mangiare, respirare, camminare, parlare, lei- che non aveva conosciuto la maternità- si era sentita per la prima volta madre, aveva sperimentato la cura di una madre verso un figlio, e aveva imparato ad amare. Ma, come, Wilma non conosceva già l’amore? Ho imparato ad amare, scrive a don Antonio.
Cosa poteva significare se non che aveva appreso l’essenza reale dell’amore, di quell’amore che nulla ha di terreno, ma trascende la materia con le sue imperfezioni e le sue carenze? Wilma aveva imparato ad amare, Mario aveva riconosciuto nella sua forza interiore Cristo. Ecco, Mario e Wilma, profondamente cristiani, di un cristianesimo mai ostentato, avevano compreso, perché sperimentato, l’amore di Cristo, il motore e il senso dell’esistenza, la sostanza della vita.
Avevano compreso ciò che tanti di noi rifiutano di comprendere, ritardano a comprendere o non arrivano a comprendere mai. Mario e Wilma erano pronti, avevano scoperto la verità di ogni cosa, quella verità a cui l’iter esistenziale di ciascuno di noi dovrebbe condurre. Avevano dato tutto di loro, si erano dati l’un l’altro e avevano scoperto Dio.
Mario e Wilma erano maturi per l’ultimo atto della loro esistenza. Erano fiori pronti ad essere trapiantati nel giardino eterno. Don Antonio questa mattina ci ha generosamente fatto dono di questa eredità spirituale, di questo insegnamento che custodirò gelosamente così come custodirò il ricordo dei loro sorrisi, della lhoro gioia, della loro luce.
Lentamente nel mio caos interiore tutto è tornato a fuoco.
di Annamaria Valletta
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