I nuovi vertici europei e l’America di Trump (di Cosimo Risi)

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Antònio Costa, Roberta Metsola, Ursula von der Leyen: è il trio di attacco dell’Unione europea per arginare le minacce che vengono da fuori e da dentro.

La principale minaccia esterna è portata dalla Russia. L’aggressione all’Ucraina è vista come aggressione potenziale al mondo libero, di cui l’Europa è l’interprete geograficamente prossimo.  La Cina è avversaria strategica, si colloca nella zona grigia che corre tra il concludere gli affari insieme ed il correggere il tiro quando gli affari vanno a suo solo vantaggio.

Il fantasma di Donald Trump si sta materializzando a Washington. Il vecchio Presidente si appresta a diventare il nuovo, stando ai sondaggi ed alle aspettative sempre più diffuse. Il ritiro di Joe Biden lascia il campo democratico scoperto, la Vice Presidente Kamala Harris dovrà affrontare il candidato repubblicano e smentire i sondaggi.

Roberta Metsola torna sullo scranno più alto di Strasburgo, grazie ad un voto plebiscitario. Il suo essere donna, maltese, Popolare giova al reincarico quanto la sua sagacia nel guidare l’Assemblea.

La nomina del socialista portoghese Costa, un affare interno al Consiglio europeo, consegna ai Socialisti e Democratici una carica mai da loro avuta. L’incarico si riempie di contenuti in funzione della personalità del titolare e dello spazio che riesce a ricavare fra i Capi di Stato e di Governo dei Ventisette. Gli occorre una buona capacità di mediazione per muoversi fra l’alto rango che il protocollo gli assegna e l’efficacia dell’azione politica che è chiamato ad espletare.

Ursula von der Leyen, tedesca e Popolare, resta al Berlaymont sulla scorta di un voto largamente maggioritario. Vota per lei il fronte europeista di Popolari, Socialisti e Democratici, Liberali. Si aggiunge il Gruppo dei Verdi, conquistato alla causa dal discorso ambientalista della Presidente. I primi cento giorni del mandato saranno dedicati al Green Deal. Non più “New” come nel primo mandato, ma rimodulato a favore delle categorie sociali più colpite dalla transizione ecologica. Applicazione pragmatica è la parola chiave per rassicurare i Popolari, i più sensibili alle riserve degli ambienti industriali.

Votano contro i Gruppi alle estremità di destra e sinistra dello schieramento parlamentare. L’ECR conferma il “no” e così, al suo interno, Fratelli d’Italia. In Consiglio europeo, la Presidente Meloni aveva votato contro Costa e si era astenuta su von der Leyen. Per “coerenza politica”, come dichiara, la delegazione FdI al Parlamento europeo trasforma l’astensione in voto contrario. Ursula si è troppo avvicinata ai Socialisti e soprattutto ai Verdi.

Il Governo rivendica un portafoglio pesante per il Commissario italiano. Si tenga conto “del peso delle nazioni”: così il capo delegazione FdI a Strasburgo, dimentico che nel lessico europeo le nazioni stingono in stati membri e che l’Italia, stato membro fondatore, mai si è trovata in minoranza nelle scelte cruciali. A complicare la trattativa è la richiesta di Ursula agli stati membri di indicare due candidati, un uomo e una donna.

Il modo per recuperare ci sarà al momento, appunto, della ripartizione dei portafogli in seno al Collegio e nell’attuazione del programma. Ursula von der Leyen enuncia un piano di ampio respiro, alla base è la tutela dei comuni valori fondanti. Una loro interpretazione involutiva è in atto. La Commissione intende contrastarla per rinvigorire il senso di appartenenza presso i cittadini. Occorre il balzo verso il patriottismo europeo.

Il nuovo Primo Ministro britannico riceve a Londra i colleghi europei. In accordo con Re Carlo, Sir Keir Starmer vorrebbe riallacciare i rapporti con l’Unione. Non il rientro malgrado gli effetti nefasti di Brexit, ma la collaborazione costruttiva in settori fondamentali quali la sicurezza e la difesa. La sua lettura dei fatti internazionali è ampiamente vicina alla nostra, ci sarebbe lo spazio per l’intesa, specie lungo il classico asse britannico-francese. Anche Londra pensa a quanto starebbe per accadere a Washington.

Nella stessa direzione vanno gli sguardi del Presidente ucraino e del Primo Ministro israeliano. Zelenskyj, al telefono con Trump, concorda un incontro di persona: “per la pace in Europa”. Netanyahu ha in programma di parlare al Congresso, non incontra Biden causa COVID. Ad annunciare la visita è la decisione delle IDF di bombardare la base Houthi in Yemen. La rappresaglia per la bomba Houthi su Tel Aviv è tempestiva.

di Cosimo Risi

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