Lo afferma Antonio Visconti, numero uno della Federazione Italiana Consorzi Enti Industrializzazione e presidente dell’Asi di Salerno.
«Più volte abbiamo spiegato come il budget a disposizione per il credito d’imposta, considerata l’enorme area di applicazione, fosse insufficiente. Da quanto emerso dal provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, si è appreso che a fronte del previsto 60% di credito d’imposta sull’investimento, verrà erogato solamente il 10% invece del previsto 17% per le tantissime aziende che ne hanno fatto richiesta. Le risorse stanziate, quindi, sono assolutamente insufficienti e sicuramente inadeguate a garantire un impatto significativo. La percentuale di agevolazione, a conti fatti, risulta molto più bassa di quella attesa, ben il 50% in meno, e con una riduzione sostanziosa, addirittura, rispetto al credito d’imposta previsto prima dell’entrata in vigore della Zes unica che era del 45%. Tutto ciò rende praticamente nullo l’impatto sui conti degli imprenditori facendo perdere appeal alla misura», rileva Visconti.
«Altra criticità – spiega – è rappresentata dalle bozze del piano strategico che stanno circolando in queste ore. Un documento fondamentale che avrebbe dovuto spiegare l’orientamento strategico della Zes con gli obiettivi che ci si pone. Invece sembra più una ricognizione di tanti pareri su quello che è lo stato attuale del Mezzogiorno. Prende spunto da tanti documenti preparati dalla Comunità europea, da altri importanti istituti, spiega il gap infrastrutturale tra Nord e Sud ma non indica le soluzioni. Indica invece gli assi di sviluppo su cui si dovrebbe intervenire e le filiere produttive da valorizzare ma poi rinvia ogni discorso a piani da stipulare con le singole regioni».
Per il presidente della Ficei è positivo che vengano «citati i consorzi industriali. Si dice che una parte delle opportunità di attrazione degli investimenti e di rafforzamento degli investimenti verrà fatta con l’aiuto dei consorzi di sviluppo industriale. Quindi noi dovremmo dare delle notizie che consentano alle aziende di insediarsi o di ampliarsi, di dare la disponibilità dell’area».
Ma la vera opinione condivisa «è che il Sud ha un profondo gap infrastrutturale e su questo, tranne in alcuni punti, il documento strategico non interviene. Non spiega se si vuol rafforzare i porti, i grandi collegamenti stradali, l’alta velocità. Non c’è una vera e propria riflessione o strategia. In sintesi – conclude Visconti – non ci sono riferimenti agli interventi infrastrutturali strategici da effettuare».