Io parto – almanacca tra sé e sé – con l’allegra brigata familiare, allegra per modo di dire, la suocera è arcigna all season come gli pneumatici, mentre quelli in America chissà cosa combinano.
Bello scherzo gli hanno giocato, al Donald. Antonio li chiama tutti per nome. Donald è Trump, dal ciuffo una volta aranciato e ora biancastro. I Democratici si sono messi di buzzo buono a guastargli il pronostico dei sondaggi.
In testa ai Democratici incede Nancy (D’Alesandro Pelosi). La Signora è gagliarda nei suoi 84 anni. Da “paisà” viene spesso in Italia, qui ha imparato la dieta mediterranea di Ansel Keys, l’Americano del Cilento. La dieta mediterranea rallenta l’invecchiamento, funziona persino negli States del circuito ipertensione-colesterolo-coccolone.
Bello scherzo gli hanno giocato, al Donald, nello scaricare Joe (Biden). Eppure, nel primo mandato, Joe se la sta cavando senza incespicare troppo. Ha affrontato due guerre, Trump lo accusa di tirarle troppo per le lunghe, di cui una sul territorio europeo intonso dal 1945. Candidare la Kamala (Harris): una gran pensata, un coup de théatre.
Il bello di Kamala, se con il politicamente corretto è lecito dire “bella” di una donna, è che è più giovane di Donald, è nera ma non troppo, è integerrima, è open-minded. Dopo la cattiva prova di Hillary (Clinton) alle vecchie presidenziali, una candidata vincente al femminile ci vuole.
Guai a definirla afro-americana. Non viene dall’Africa, il papà è giamaicano, la mamma è indiana. Il cocktail delle origini esalta il melting pot americano. Barack (Obama) la sostiene. Zuccherosa e fintamente casuale la telefonata di Barack e Michelle. “Ci divertiremo noi quattro” – gorgheggia Kamala, il quarto essendo il marito Doug (Emhoff, l’inevitabile avvocato ebreo di grido).
Nella battaglia finale, Barack spenderà il suo fascino, pari solo a quello di George Clooney, nel sostenere la candidata e oscurare Donald. Barack è l’utente Facebook con il più alto seguito al mondo. Il dato non considera i numeri di Chiara (Ferragni) prima del caso pandoro.
Donald aveva ricevuto solidarietà universale per l’attentato all’orecchio. Il moto di affetto aveva oscurato le magagne fiscali e certe frequentazioni femminili. Kamala lo attacca su queste debolezze. Lei è stata Procuratrice in California. California: lo stato più liberal e fluido. Si pensi a San Francisco dove, se non sei diverso, non ti considerano normale.
Donald è coerente, sceglie come Vice il maschione James (Vance). Già dal nome e dall’aspetto si intuisce il piglio dell’ex Marine. Pronto alla pugna, nel motto del Corpo “Semper Fidelis”.
Chi sceglierà Kamala come Vice? Una donna è da escludere, fra gli uomini alcuni governatori hanno le carte in regola. Si prenda Josh Shapiro della Pennsylvania, uno stato chiave per le elezioni. Il primo ebreo in corsa per una carica così alta? Netanyahu, in visita a Washington, ci ha messo la buona parola? Nell’intervento al Congresso, Netanyahu parla da padre della comune patria di Israele e Stati Unit. Se i genitori l’avessero fatto nascere a New York dove risiedevano prima della aliyha in Israele, Bibi sarebbe il Presidente americano.
Antonio esita. Una volta in vacanza, spiaggiato sull’arenile, il Wi-Fi ballonzolante, il sole a cuocergli il cranio memore dei capelli, i ragazzi che rincasano strafatti all’alba, la suocera dal broncio perenne, la moglie che qui fatica più che a casa, come farà Antonio a seguire la campagna elettorale americana? E se gli Americani scelgono qualcuno a sua insaputa? E se il Presidente Joe, in carica fino a gennaio, si toglie lo sfizio di pigiare il pulsante rosso dell’Apocalisse, tanto per mostrare a Vladimir (Putin) che pure lui ce l’ha?
Alle lettrici e ai lettori l’appuntamento su queste colonne è per il 2 settembre. Buon tutto.
di Cosimo Risi