Disastro ambientale a Persano, paura e preoccupazione: “I responsabili devono pagare”

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Ore di ansia, di preoccupazione, di agitazione.  Sono quelle che stanno vivendo in queste giornate i residenti di Serre – come riporta oggi il quotidiano “Le Cronache” consultabile online –  a seguito dell’incendio che ha colpito l’ex comprensorio militare di Persano.

«All’inizio non avevamo capito cosa fosse successo, si vedeva una densa coltre di fumo che in pochi minuti ha colpito l’intera area. Solo dopo abbiamo capito che erano andate a fuoco le ecoballe, sicuramente abbiamo vissuto momenti di paura e preoccupazione per le conseguenze dell’accaduto», ha dichiarato un residente di Serre.

«C’è davvero tanto inquinamento ambientale qui, i prodotti delle nostre terre non si possono recuperare e il danno è abbastanza importante. Un odore malvagio tutta la notte, non sappiamo cosa sia accaduto», ha raccontato un uomo

. I residenti da anni vivono male questa situazione e molti chiedono che «i responsabili pagassero ma per davvero. È sconvolgente quanto accaduto», ha fatto eco un’altra persona.

Danni anche nei territori limitrofi, fino a Battipaglia e molti chiedono perché nessuno è mai intervenuto. «La colpa è di chi ha portato qui le balle dei rifiuti, un disastro ambientale annunciato e non mi spiego come sia potuto accadere questo incendio in un comprensorio ambientale, sicuramente sorvegliato», ha chiesto ancora un uomo che vive in zona.

E poi l’appello a De Luca ad intervenire quanto prima per evitare ulteriori dannose conseguenze. «Fortunatamente c’è il vento che sta portando fumo e puzza altrove, questo ci permette di essere in piazza ora altrimenti si doveva stare a casa», ha aggiunto l’uomo.

Intanto, i sindaci del territorio sono pronti a chiedere lo stato di emergenza, in attesa dei rilievi dell’Arpac che renderanno più chiaro il quadro dell’emergenza.

«Siamo in una situazione di grossa emergenza, il fuoco non è completamente domato e il cattivo odore persiste tutt’ora. La mia cittadina sorge a poche centinaia di metri dalle ecoballe, è stato necessario firmare un’ordinanza immediata per tutelare la salute pubblica», ha dichiarato il sindaco di Altavilla Silentina Francesco Cembalo ricordando che proprio gli amministratori si sono battuti per contrastare l’arrivo delle ecoballe ma mancava il sostegno del Comune di Eboli ad esempio.

Conferma la necessità di chiedere lo stato di emergenza il sindaco di Serre Antonio Opromolla: «Sono stato sul posto fino all’alba, ringrazio i vigili del fuoco per il lavoro svolto e per quanto stanno facendo ancora.

Nell’immediato abbiamo firmato un’ordinanza congiunta con i sindaci del comprensorio, valuteremo ogni azione legale per tutelare i nostri concittadini e la nostra comunità perché adesso è l’ora di dire basta: questo territorio è stato martoriato, i responsabili dovranno pagare perché questa è una vera bomba ecologica, un disastro che poteva essere evitato», ha detto il primo cittadino.

Per quanto riguarda Eboli, l’intera giornata sindaco, assessore all’ambiente e tecnici comunali sono rimasti in contatto con i vertici dell’Arpac per tenere sotto controllo la qualità dell’aria all’indomani dell’incendio sviluppatosi nell’area di Persano. «Abbiamo emesso immediatamente un’ordinanza – ricorda il sindaco di Eboli, Mario Conte – come misura di precauzione emergenziale, essendo la zona bassa del territorio comunale interessata alla presenza del fumo che si era sprigionato dal rogo.

Fortunatamente, però, il vento che da qualche ora soffia nella nostra zona ha portato lontano il pericolo, indirizzando la colonna di fumo verso il mare.

Rimane alta la nostra attenzione soprattutto per le produzioni agricole, occorrono verifiche puntuali per rassicurare i cittadini anche perché ho personalmente sentito i sindaci del territorio che hanno confermato come le fiamme non siano ancora del tutto spente.

Sarà importante anche verificare le cause che hanno portato all’incendio di rifiuti per i quali, insieme con altri sindaci, all’epoca del loro trasferimento a Persano chiedemmo che quelli provenienti dalla Tunisia venissero ricaratterizzati e smaltiti nell’impianto di Polla, da dove erano partiti, naturalmente il tutto sotto il controllo delle autorità competenti».

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