In un toccante post sui social, Cioffi ha ripercorso i suoi inizi nel mondo del giornalismo, partendo dalle esperienze nei campi di calcio dilettantistico. «Dariu’, chest’è l’agenda. C’ sta nu’ poc’ ‘i cenere dentro, nun c’ fa caso!» racconta, ricordando il suo esordio tra sigarette e fatica. Da quei primi passi nella redazione del calcio, Cioffi è salito di livello, affrontando sfide come l’operazione all’orecchio e l’apprendimento dell’inglese, fino a diventare un elemento chiave del team olimpico.
Ecco il post: Il mio viaggio nel giornalismo è cominciato così, dal calcio dilettantistico, in una redazione che profumava di sigarette, fatica e dignità. Era il 2004, debuttavo da 19enne, studente universitario e “abusivo” in una scuola di mestiere e di vita, senza soldi garantiti né promessi, e però con l’entusiasmo di chi vuole apprendere un sacco di cose. Internet già c’era ma delle partite di Eccellenza e Promozione a stento trovavi i risultati su qualche sito pioneristico, e comunque troppe ore dopo rispetto ai tempi che il giornale richiedeva. Toccava mettersi al telefono e macinare, compiacente con chi aveva vinto, sempre educato eppure un pochino “screanzato” all’occorrenza con chi aveva perso e la formazione avversaria non ce l’aveva, e ci teneva che tu scrivessi che quell’arbitro aveva le corna!
Mi sono formato così, ed è partendo da lì che a Parigi ho vissuto la mia seconda Olimpiade in tre anni e mezzo di Federscherma. È stato grazie a quel bagaglio di polvere, gavetta e “appetito” che a maggio del 2021 ho detto «sì, certo», quando mi è stata prospettata questa chance, d’improvviso. Dopo due mesi ero già sull’aereo per Tokyo, i miei primi Giochi Olimpici. L’ho preso da mezzo sordo, perché un colesteatoma mi stava devastando l’orecchio sinistro, e così ho deciso d’operarmi. L’ho preso senza ricordare una parola d’inglese, e così ho (ri)cominciato a studiarlo, perché studiare è l’unica arma che dà speranze anche a chi combatte a mani nude. L’ho preso senza santi in paradiso né referenze particolari, soltanto mettendoci la volontà, la passione e l’orgoglio con cui avevo iniziato prendendo tabellini nei weekend anziché fare “lo struscio” sul Corso. E però stavolta con un motivo in più: la gioia mista a responsabilità di lavorare per la scherma, lo sport che ho amato fin da bambino e in cui, pur avendolo vissuto sempre da mera comparsa, sono diventato l’uomo e il papà di oggi.
Grazie di cuore a chi questo percorso l’ha reso possibile, alla mia Federazione, ai colleghi del CONI, a chi mi è accanto, a chi c’è stato, a chi comunque vada ci sarà sempre. E più di tutti ai miei genitori. Che mi hanno insegnato, a loro modo, che l’errore peggiore è smettere di credere nei sogni con la scusa d’esser grandi”
ph.Bizzi pubblicata sul profilo social di Dario Cioffi