In una veloce analisi dell’operato della Regione Campania negli ultimi nove anni e’ possibile riscontrare in modo palese la totale inerzia e incapacità nella gestione della stessa.
Le continue bocciature del TAR sono la naturale conseguenza di una carenza di studi, atti e provvedimenti mai effettuati dalla Giunta regionale finalizzati alla salvaguardia del patrimonio Faunistico. In 9 anni non è stato commissionato uno studio sui Corvidi, ghiandaie e gazze che dimostrasse all’ISPRA e alle associazioni ambientaliste la catastrofe in termini di biodiversità scaturita con la quasi totale estinzione della piccola avifauna (merlo, cardellini verzellino, verdone fringuello, passero, cinciallegra ecc ecc) nella Regione Campania.
La mancanza di un censimento e quindi di un Piano di Contenimento delle Volpi ha praticamente scaturito un sovrannumero delle stesso a danno soprattutto di starne, fagiani e lepri determinando praticamente l’estinzione nella maggior parte di questa fauna dalla maggior parte delle aree nel comprensorio regionale.
Tutte le Regioni italiane hanno Piani Quinquennali per il monitoraggio e la gestione delle specie invasive (corvidi, volpi, nutrie, cormorani, gabbiani, piccioni, gazze, cinghiali) al fine di gestire, di concerto con gli ATC al meglio la Biodiversità . Alcune regioni hanno approvato anche piani specifici per il prelievo del piccione, la tortora dal collare e dello storno, la Regione Campania invece sta all’anno zero anche se presenta il primato in termini di consulenti esterni (remunerati e a titolo gratuito) nel settore caccia.
Un andazzo del genere e’ inadeguato, dannoso ed estremamente grave in quanto in modo silente sta scaturendo la distruzione della biodiversità sotto gli occhi anche delle associazioni ambientaliste che non conoscendo i dati ne vedendo piani di azione e di pianificazione faunistica si appellano all’unica cosa appellabile ovvero i calendari venatori e la battaglia ai cacciatori.
Il ruolo del cacciatore ormai deve avere un ruolo diverso e deve essere visto dal cittadino in modo diverso. Il cacciatore oggi deve essere un bioregolatore con il compito ben preciso di riequilibrare la fauna.
Dialogare e trovare soluzioni con il mondo ambientaliste e’ un dovere e quando gli interlocutori hanno come finalità la sopravvivenza di tante specie in pericolo di estinzione si troveranno insieme decine di soluzioni per conseguire l’obiettivo comune che sicuramente non sempre dovrà coincidere con la chiusura della caccia a quella specie.