«In quell’Arena ci sono le donne e gli uomini di domani che, tra un laboratorio e un autografo, un coro unanime e la domanda al protagonista di turno raccontano se stessi, il loro desiderio di sognare e immaginare un mondo a misura, più bello, più sicuro e più pulito. Guardarli con l’occhio dello spettatore è bellissimo, è la linfa che ci spinge ogni anno a immaginare l’edizione prossima», ha detto il presidente dell’Associazione culturale Fabula Giovanni Serritella.
Diciassette le menzioni speciali assegnate ad altrettanti racconti che hanno saputo cogliere nel segno di un’edizione che “salva l’anima”.
Tutti si sono impegnati nella stesura di un testo narrativo originale ed espressivo dai quali emergono le tematiche più disparate: il valore dell’amicizia e il potere della condivisione. La guerra e il desiderio di pace, l’amore per la famiglia e per la natura, e quindi la difesa dell’ambiente, un braccio di ferro a governare la terra perché con la sua forza riesca a far prevalere il bene sul male. E ancora l’amicizia nella diversità, la gratitudine alla vita, la bellezza di guardarsi negli occhi, il dolore del distacco, il bullismo, la potenza dei ricordi e l’amore tossico.
LE FAVOLE E GLI AUTORI
“L’albero magico” di Armando Corrado Rossomando; “I ragazzi di piazza Totò” della 4 e 5 elementare G.Rodari; “I giorni più belli distrutti dalla guerra” di Aurora Paolillo; “L’albero magico” di Alessandro Foglia; “Peace e war” di Fabio Michele Ventriglia; “La cagnolina coraggiosa” di Claudia Oliva; “Il ruggito del cuore” di Christian della Corte; “Il mio fratellino” di Alice La Torraca; “Crescere ascoltando gli altri” di Ludovica Landi; “Le sorelle nella valle incantata” di Angelica Farina; “la fatina di Fisciano” di Umberto Iannaco; “Il leone gentile e il ruggito del rispetto” di Rolando D’Alessio; “Il senso della vita” di Caterina Maria Rachele Montella; “L’amore non fa male” di Simeone Gaia Maria; “Ricordi di novità” di Valentina Lambiase; “La zoppa” di Mariafrancesca Marruso; “Ali di vetro” di Rita Siano.
RESOCONTO BRIGNANO
«La dimensione dell’affabulatore mi appartiene. Mia nonna, siciliana nata a Tunisi, mi raccontava sempre le favole la sera. È un bellissimo ricordo che custodisco gelosamente. Da quando sono padre, è il momento magico che mi sono ritagliato con i miei figli. Ogni sera, a meno che non sia in scena, il rito della favola è intoccabile: quattro occhietti mi fissano, cercano di combattere il sonno che appesantisce le palpebre e intanto seguono con attenzione la mia interpretazione della favola. E sono il pubblico più esigente che ci sia. Cosa salva l’anima? Sarò di parte ma una risata salva qualsiasi anima, anche quelle più travagliate. E non dimenticherei neanche la potenza della bellezza, della gentilezza e dell’umiltà, salvifiche per l’anima, arricchenti per tutta l’umanità. Forse, se ci si fermasse a osservare di più tutte queste cose, tante brutture nel mondo sparirebbero», ha detto Brignano, da ottobre a teatro con i “Sette re di Roma”, al giornalista de Le Iene Gaetano Pecoraro.
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