“Ieri ho visitato il carcere minorile di Nisida, a Napoli, una realtà per molti aspetti esemplare che purtroppo fa riscontrare una serie di criticità che pesano sulla struttura: se da un lato l’istituto può offrire ai detenuti dei percorsi efficaci di reinserimento sociale e professionale, dall’altro deve fare i conti con i problemi connessi al sovrannumero dei giovani detenuti e alla ridotta disponibilità degli agenti di Polizia penitenziaria. Serve poi uno sforzo maggiore delle istituzioni per garantire un’adeguata assistenza sanitaria e psichiatrica, a maggior ragione nel contesto di un carcere come quello di Nisida con giovani detenuti, la cui vulnerabilità è nota. Insieme all’impegno di garantire la certezza della pena è allora evidente che, soprattutto con riferimento agli istituti minorili, dev’essere contestualmente assicurato l’obiettivo della funzione rieducativa della pena e delle condizioni dignitose di detenzione”. Lo ha detto, in una intervista a Radio Radicale, il deputato di Forza Italia e Sottosegretario di Stato al Mit Tullio Ferrante che ieri ha visitato l’Istituto penale per minori di Nisida incontrando il direttore, il personale della struttura e i giovani detenuti. “Mi hanno raccontato i loro sogni e progetti di vita e ho colto una diffusa volontà di riscatto.
L’iniziativa che come Forza Italia stiamo portando avanti con il Partito Radicale ha l’obiettivo di far passare un messaggio: la visione non dev’essere più carcerocentrica ma umanocentrica. È dalle condizioni delle carceri – ha aggiunto Ferrante – che si misura il grado di civiltà di una democrazia forte. Abbiamo varato il decreto Carceri che contiene misure importanti, ad esempio sulla possibilità per i detenuti tossicodipendenti di espiare la pena in comunità o per quelli ultrasettantenni di espiare la propria pena ai domiciliari.
Abbiamo investito inoltre per l’assunzione di oltre mille agenti di Polizia penitenziaria e posto le basi per la nomina di un Commissario per l’edilizia penitenziaria. È chiaro che il vulnus del sovraffollamento si risolve anche e soprattutto con la costruzione di nuove carceri. Tutte le iniziative che abbiamo posto in essere partono dal presupposto che, migliorando le condizioni delle carceri, adeguiamo il sistema al precetto della funzione rieducativa della pena. Il carcere – ha concluso Ferrante – deve diventare un luogo di rinascita e non di morte, come purtroppo spesso accade”.