Se non ci saranno, all’ultimo momento, sempre possibili incidenti di percorso – magari sollecitati da qualche “manina” italiana – Giorgia Meloni è sul punto di raggiungere un risultato solo fino a qualche settimana non sperato e assai brillante. Si tratta di assegnare a Raffaele Fitto una vice presidenza esecutiva della Commissione Europea e deleghe molto importanti nel settore dell’economia e della realizzazione del PNRR.
Sono questi ruoli molto più rilevanti rispetto a quelli attribuiti a Gentiloni nella precedente Commissione e che manifestano il peso politico del Governo, perché per la prima volta un esponente della destra, appartenente ad un gruppo che non ha votato la Presidente della stessa Commissione, raggiungere tali vette.
Sulla nomina di Raffaele Fitto, per altro, si registra anche una palese contraddizione dell’opposizione: nel corso dell’attività di governo, molti suoi esponenti hanno criticato l’operato del Ministro (a volte, in modo feroce, come l’evanescente Governatore della Campania), salvo poi, a seguito della sua candidatura nella Commissione Europea, a ritenere che l’Italia avrebbe perso una valida personalità impegnata nell’attuazione dei programmi del PNRR. Si tratta delle solite contraddizioni in cui cade di continuo una opposizione sostanzialmente disarticolata e politicamente acefala.
Questo risultato, in uno ai tanti che Giorgia Meloni ha potuto conseguire – a volte per eventi estranei alla concreta azione di governo – viene però oscurato da vicende che non conservano alcun rilievo sostanziale, ma che presentano un alto e ben costruito impatto mediatico.
Dalla separazione di Arianna Meloni dal coniuge (il Ministro Lollobrigida), alle vacanze private della premier, al recente caso del Ministro Sangiuliano, il rilievo mediatico sembra aver soppiantato nella strategia delle opposizioni l’iniziativa politica. Quando il ruolo dell’opposizione si riduce alla ripetuta richiesta di dimissioni e si somma alla mediatizzazione degli eventi, il risultato, che contribuisce all’imbarbarimento della politica, è quello della parossistica ricerca di scandali presunti.
Per ritornare al Ministro della Cultura, al quale può sicuramente addebitarsi una ingiustificabile superficialità nella valutazione delle persone di cui si circonda, deve essere considerato che nel suo impluvio di post notturni, la signora Maria Rosaria Boccia non ha dimostrato di aver avuto accesso a documenti riservati del ministero né di aver avuto qualsiasi rimborso di spesa direttamente dalle strutture ministeriali (se mai, risulta che gli oneri sarebbero stati sostenuti personalmente dall’ingenuo Sangiuliano).
In sostanza, possiamo discutere, al più, di una certa insufficienza riscontrabile nell’operato di alcuni componenti del Governo, frutto dell’improvviso aumento di consensi di un partito che non ha nel suo interno un adeguato numero di personalità adatte ad alte funzioni governative, ma il fatto in sé non presenta alcun rilievo istituzionale né, men che mai, penale, involgendo – con tratti boccacceschi che l’opposizione impropriamente valorizza (però, “chi è senza peccato, scagli la prima pietra”) – la vita personale dell’interessato.
La speranza, invero allo stato mal riposta, è che l’opposizione riprenda a svolgere il suo vero ruolo di “controproposta” alle iniziative della maggioranza, neppure fidando esclusivamente su quesiti referendari, che corrono il rischio di essere dichiarati inammissibili dalla Corte Costituzionale.
Giuseppe Fauceglia
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