Il vescovo ha rivolto un saluto a studenti, docenti, personale scolastico e famiglie, evidenziando la necessità di affrontare sfide come la dispersione scolastica e il legame tra scuola e mondo del lavoro. Ha poi ricordato l’importanza di imparare, senza pregiudizi, anche dagli alunni stessi, che dimostrano ogni giorno il valore dell’inclusione.
Monsignor Giudice ha concluso il suo messaggio con un augurio di speranza, sottolineando come la scuola, se ben fatta, possa contribuire alla crescita culturale e civile della società.
LA LETTERA
Carissimi,
al suono della campanella vi accolgo sull’uscio della scuola per offrirvi il mio Messaggio e augurarvi un proficuo anno scolastico 2024/2025. Un saluto a tutti, dal più piccolo che ancora assonnato varca la soglia dell’asilo nido, a chi si appresta a vivere l’ultimo anno della secondaria di secondo grado, entrambi segni concreti di speranza.
Un saluto ai dirigenti, ai docenti, al personale ATA, agli alunni e alle famiglie; a tutti un augurio di speranza e di incoraggiamento.
Si ricomincia, conoscendo bene le criticità che di anno in anno si ripropongono, a cominciare dalla dispersione scolastica ed altre questioni note, fino alla domanda cocente del rapporto tra scuola e mondo del lavoro. Nonostante il ripetersi di puntuali problematiche è importante che ci siamo per ricominciare e appassionare.
“Tutti a scuola per una scuola di tutti” ci ricorda di coniugare il verbo includere, non in modo sregolato e selvaggio, ma capace di escludere pregiudizi e sterili discussioni. Mentre noi adulti ragioniamo, sono i piccoli ad insegnarci il grande valore dell’inclusione, che è capacità di rispetto dell’altro. Basta osservarli in una classe come sono capaci di vivere, studiare e giocare insieme, attingendo a quella riserva di stupore e novità, che purtroppo difetta nei nostri zaini.
Mi affido ad una ricca e attuale parola del magistero del Vescovo di Ippona, che può illuminarci sul senso della scuola: «Gli uomini fanno fatica nell’imparare, dal momento che gli scritti concisi non riescono a capirli e quelli molto estesi non amano leggerli; e fanno parimenti fatica nell’insegnare, in quanto mettono inutilmente davanti poche cose agli stupidi e molte ai pigri» (Epist. 162,9).
«Ad imparare ciò che è necessario nessuna età mi può sembrare troppo tarda, perché, se bene ai vecchi convenga di più insegnare che imparare, tuttavia si addice di più imparare, che ignorare quello che devono insegnare» (Epist. 166, 1,1).
Passione e metodo, conoscenze pedagogiche e psicologiche, capacità di sintesi sono doti richieste per insegnare ed imparare, sapendo anche che non è mai troppo tardi per imparare, mettendo però da parte la tentazione di voler solo e sempre insegnare. La condizione discepolare, se siamo umili, ci accompagna per tutta la vita.
Ogni scuola, se ben fatta, include docenti e discenti ed esonda come un fiume oltre le aule scolastiche per raggiungere le famiglie, la città, che hanno bisogno di un soffio di rinnovata cultura, di autentica civiltà e leale cittadinanza.
Buon anno scolastico a tutti, a tutto il ricco e variegato mondo della scuola, cosciente di scrivere oggi un nuovo capitolo di storia, fatta di inclusione e rispetto e illuminata dalla fiaccola della speranza che mai deve spegnersi in ogni ambiente di vita se vuole essere educativo.
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