L’obiettivo, per dirla con le parole di Agostino Gallozzi, presidente e amministratore delegato di Gallozzi Group (sede a Salerno, 25 società, 495 dipendenti e un fatturato di 170 milioni con l’intenzione di arrivare a 200 nel giro di due anni) è disegnare un “anello logistico” attorno al mondo, con innesti a nord e a sud.
Le sedi sono quelle di GF Logistic, la divisione shipping e logistica del gruppo, che estende la sua rete. Ma ci sono progetti di crescita anche sulle altre due “anime” del gruppo: quella portuale del Salerno Container Terminal (55% Gallozzi, 30% Contship e 15% Spinelli) con nuove gru di banchina, e quella turistica, con un’espansione di Marina di Arechi, e l’ipotesi di acquisire un altro porto turistico.
In una lunga ed interessante intervista rilasciata alla giornalista Monica Zunino del magazine Shipmag.it, il 69enne Agostino Gallozzi racconta tutte le altre idee in mente per il futuro e l’impego e la dedizione profusa nel lavoro dell’azienda di famiglia la cui guida è condivisa con i fratelli Vincenzo ed Enrico.
ECCO L’INTERVISTA RILASCIATA A SHIPMAG.IT
“Il gruppo è nato nel 1952, fondato da mio padre, dopo la sua scomparsa nel 1991 abbiamo dato un impulso andando a sviluppare sostanzialmente tre divisioni principali: quella a cui fa riferimento GF Logistic, cioè la parte shipping e logistica, poi la parte del terminal container e il porto turistico. Tutte e tre sono oggetto di piani e valutazioni di crescita e investimenti” spiega Agostino Gallozzi.
Partiamo da GF Logistic? Quali sono i piani?
“Nasciamo come agenti marittimi e spedizionieri doganali, ma come tutte le aziende di questo settore è indispensabile un’evoluzione perché il modello è cambiato, le compagnie di navigazione hanno in larga parte uffici proprio o uffici partecipati. Manteniamo ancora una funzione di agenti marittimi, rappresentiamo Borchard da metà degli anni 50 come agenti diretti, sud italia, però come tanti altri di noi in Italia e non solo abbiamo indirizzato la professionalità maturata nell’ambito di agenzia un po’ più verso la logistica. E entrando in questo settore abbiamo deciso un po’ di anni fa che era necessario creare un network di uffici propri nel mondo per offrire un’insieme di capacità di trasporto e logistica a network che sta crescendo”.
Siete arrivati a 11 business unit all’estero oltre a quelle italiane: e adesso?
“La prima scelta storica fu essere in Inghilterra, poi la prima che ci portò oltre oceano fu l’apertura a Shanghai, dove siamo ormai dal 2007. Siamo anche a Tianjin e poi abbiamo iniziato a guardare al Mediterraneo con la Turchia, dove siamo presenti con tre uffici. All’inizio dell’anno abbiamo aperto a Rotterdam e stiamo iniziando a completare una copertura più globale. Nel Mediterraneo guardiamo intensamente alla Spagna, stiamo iniziando a valutare la Germania, Amburgo, e guardiamo agli Stati Uniti: dopo New York la Costa Ovest. L’obiettivo che stiamo perseguendo è un anello logistico attorno al mondo cui innestare una serie di assi Nord Sud che creino un network sempre più intenso. Il primo è stato Nord Europa-Mediterraneo e poi vedremo”.
Una crescita consistente.
“Alla fine la scelta è semplice: è tra esserci e non esserci. Se uno sceglie di esserci deve essere coerente con questa decisione. Noi siamo piccoli operatori, però anche così abbiamo bisogno di offrire standard di servizi che siano a livello degli operatori più affermati. Se hai una visione le scelte sono abbastanza consequenziali”.
La divisione logistica e shipping quanto pesa nel gruppo?
“Diciamo che il porto turistico in termini di fatturato vale il 10%, il terminal il 30-35%, più meno il 50% il comparto logistico”.
C’è un settore che cresce di più?
“Crescono tutti e tre”.
Salerno Container terminal come sta andando e quali sono i progetti?
“Il terminal contenitori continua a fare investimenti importanti, abbiamo investito 40 milioni negli ultimi cinque anni e anche quest’anno complessivamente 5 milioni: abbiamo fatto un po’ di attrezzature in più. Abbiamo programmi molto ambiziosi, da qui a 5 anni metteremo in campo le gru ship to shore, cambiando un po’ il nostro modello operativo con un salto di qualità”.
I traffici?
“I numeri indicano una crescita del 5% da gennaio a settembre, con un dato molto interessante, cioè abbiamo il 10% in più di pieni all’export. L’import non registra grandi variazioni. Abbiamo movimentato meno contenitori vuoti e questo ci inserisce nella dinamica in atto nel Paese: nella fase post Covid i vuoti erano aumentati a dismisura perché con i noli stratosferici dell’epoca gli armatori pur di portare carico dalla Cina acquistavano contenitori che poi negli ultimi anni hanno dimostrato di essere in numero eccessivo nei porti. Ora il passaggio dal Capo di Buona Speranza che allunga le rotte dall’Estremo Oriente ha fatto sì che questo surplus di contenitori vuoti venisse assorbito dalla maggiore lunghezza della navigazione: tant’è che noi ci troviamo appunto a movimentare meno contenitori vuoti, a scarso valore aggiunto, e più contenitori pieni all’export. Il che significa che l’economia italiana sta andando bene, particolarmente l’economia del meridione”.
La crisi di Suez non pesa sul terminal?
“Gli effetti li abbiamo sentiti poco. Al di là di una prima fase in cui le navi si sono fermate e poi ripartite circumnavigando l’Africa, in Italia in genere si sono sentiti poco gli effetti, al di là di qualche lamentazione. La merce dall’Estremo oriente sta arrivando ugualmente, impiega due settimane di più per fare il giro attorno all’Africa, però le compagnie hanno riposizionato più navi su quelle rotte, mediamente due in più per servizio, quindi la cadenza settimanale è rimasta, la capacità di stiva è più o meno rimasta e i noli infatti sono in contrazione. Il transit time è più lungo, ma vuol dire che se per avere un iphone aspetteremo 15 giorni in più ce ne faremo una ragione. Inoltre il traffico export che cresce in questa parte d’Italia ha una componente agroalimentare molto forte e quello da Salerno è molto più diretto verso Gibilterra rispetto all’area che una volta era oltre Suez, i mercati più importanti sono Nord America e Nord Europa”.
Poco toccati come terminal container, ma come GF Logistic?
“La crisi non ci ha toccati in maniera determinante, perché al di là della Cina dove la nostra presenza è stabile anche dal punto di vista dei volumi, i Paesi in cui siamo presenti sono più sul versante occidentale, quindi noi non abbiamo sofferto e anzi abbiamo sviluppato questa politica di crescita tanto che quest’anno abbiamo aperto in Olanda e negli Stati Uniti”.
Il terzo filone di attività, la marina?
“La nautica sta vivendo un momento di espansione fortissimo, il Covid che ha danneggiato tante attività ha fatto invece tornare la voglia di andare per mare e quindi Marina d’Arechi è sold out. E’ un porto da mille posti barca, siamo pieni. Oggi tutti i porti turistici italiani, non solo il nostro, sono protagonisti di una stagione positiva perché la nautica sta andando molto bene, tant’è che stiamo ragionando su ulteriori sviluppi della portualità turistica. Probabilmente faremo ancora degli investimenti, ma sono ancora in fase embrionale”.
Nel senso di ampliare Marina di Arechi?
“Sì, e anche fare investimenti altrove”.
Avete già in mente dove?
“Fuori regione, ma in Italia. Questa è l’ipotesi su cui stiamo lavorando”.
Altri sviluppi o nuovi settori di attività in vista per il gruppo?
“C’è anche il traffico ferroviario fra le nostre attività, che stiamo gestendo con casse mobili di nostra proprietà, ne abbiamo acquistato 500 due anni fa. Diciamo che abbiamo voluto combinare le varie modalità di trasporto. Il nostro cuore è sul mare, per cui il nostro punto di partenza è sempre l’attività marittima, avevamo anche qualche attività camionistica, non eravamo presenti nell’ambito ferroviario e abbiamo deciso di entrarci”.
Traffico merci via aereo?
“Una delle filiali in Inghilterra l’abbiamo aperta l’anno scorso a Heatrow e sta iniziando a entrare anche nel traffico aereo. E da lì poi cominceremo a trasferire la conoscenza dell’aereo anche alle altre filiali. Poi fra le altre attività abbiamo anche una piccola società di costruzioni che per il momento fa piccole cose, poi vedremo”.
Oggi siete tre fratelli alla guida della holding di famiglia, Gallozzi group, c’è già una terza generazione in azienda?
“Sta entrando: ci sono due figli miei e per il momento tre figli di Enrico. Abbiamo una previsione di continuità di lungo periodo. C’è molta passione che è stata trasferita anche alle generazione che stanno entrando, c’è molta voglia di fare. Il nucleo sarà sempre un’azienda familiare, poi, nelle società operative ci potrebbero essere altre espansioni, alleanze, ma l’obiettivo e la motivazione, anche nelle nuove generazioni, è mantenere la proprietà familiare e continuare a crescere mettendo insieme sia management esterno che interno”.
Fonte: SHIPMAG.IT
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