Turismo, Bonomi: “Il Cilento per rilanciarsi deve fare rete con Regione e Università”

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«Se il Cilento non vuole ripartire, e deve farlo da solo, non ripartirà. Ma oggi si possono scegliere gli interlocutori giusti, adatti, capaci, con i quali fare un discorso, inseguire una prospettiva di crescita solida e duratura, capace di cambiare il futuro.

Altrimenti, non si muoverà niente di significativo, socialmente e economicamente radicato, capace di smuovere non tanto il Cilento, ma i Cilenti perché sono tanti e anche molto diversi tra di loro».

E’ uno dei passaggi dell’intervista – pubblicata dal quotidiano “Il Mattino” oggi in edicola, a firma del giornalista Ernesto PappalardoAldo Bonomi – fondatore e coordinatore del Consorzio Aaster, curatore della rubrica Microcosmi sul Sole 24 Ore

Cosa fare, come provare a ripartire?

«Agganciarsi meglio e più operativamente all’Ue sulla base dell’interlocuzione della Regione Campania, perché serve una vera e propria mobilitazione della domanda più che dell’offerta.

La domanda di sviluppo va resa omogenea, impattante, che guarda al futuro e non sempre al passato. Anche il turismo è un flusso che impatta nei luoghi e trasforma il territorio. Non è solo questione di iconiche città-premium. Non è solo questione di piattaforme digitali, di nodi e reti logistiche, così come non è solo questione di arrivi e presenze, di domanda e offerta di servizi. Indicatori di crescita, ma non necessariamente di sviluppo durevole, tanto meno di sviluppo sostenibile. Molto dipende dal venire avanti di una coscienza di luogo in grado di rapportarsi e governare i flussi».

Esiste una “mappa” degli interlocutori con i quali avviare il dialogo per la crescita dei luoghi, non solo il Cilento?

«Guardi, quelle più operative e adeguate a capire i luoghi, i loro problemi, le loro reali prospettive, si incanalano in un percorso che comprende le cosiddette autonomie funzionali: le Camere di Commercio, le Università (quindi quella di Salerno che, mi pare, molto attenta e funzionale a questo discorso) e nel caso del Cilento, l’Ente Parco.

A questa traiettoria si aggiunge la Regione che può dialogare e interloquire con l’Unione Europea. È così difficile rimanere fuori da questo dialogo? O è la solita politica che è rimasta uguale, se non peggiore, di trent’anni fa?».

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