Il tumore del polmone è considerato un ‘big killer’, non solo perché ha un’incidenza tra le più alte a livello globale, ma anche perché rappresenta la principale causa di morte per cancro con 1 milione e 800mila decessi l’anno. Nel 2023, l’Italia ha registrato circa 44mila nuove diagnosi di tumore del polmone, di cui circa 4000 in Campania. Spiega Alessandro Morabito: “L’85% delle diagnosi del tumore al polmone sono tumori non a piccole cellule (NSCLC), una forma, quest’ultima, che nel 40% dei casi mostra specifiche alterazioni genetiche. Individuare le caratteristiche molecolari apre a 4 pazienti ogni 10 nuove opportunità per trattamenti personalizzati e in molti casi può determinare un aumento significativo della sopravvivenza ed un miglioramento della qualità di vita. Ad esempio, per una delle mutazioni genetiche più frequenti, la KRASG12C che caratterizza il 12-13% dei tumori NSCLC, abbiamo da poco a disposizione sotorasib, una nuova terapia mirata ed efficace, che viene dispensata per via orale, il che rappresenta un grande vantaggio per i pazienti. Risultano pertanto fondamentali una diagnosi molecolare, nell’ambito della quale viene fatto l’identikit del tumore, ma anche la tempestività nell’accesso ai trattamenti innovativi, come quelli mirati a specifiche alterazioni genetiche, per consentire ai pazienti di beneficiare pienamente da tali trattamenti. Infine, l’altro elemento cruciale è la semplificazione dei percorsi di cura: oggi anche in ambito oncologico polmonare, grazie ad una più lunga sopravvivenza dei pazienti, si può parlare di percorsi di cura e soprattutto si deve parlare di come semplificarli”.
La Campania è una delle regioni italiane che è riuscita a tradurre in concreto concetti come personalizzazione e semplificazione dei percorsi di cura. “La Rete oncologica della Campania è un esempio virtuoso di multidisciplinarietà e inclusività – afferma Sosto –. Sono stati infatti istituiti team oncologici multidisciplinari che si riuniscono per esaminare caso per caso e per definire in maniera congiunta e condivisa la terapia più indicata per il paziente. Inoltre, in Campania i farmaci orali mirati a specifiche mutazioni, come ad esempio sotorasib, non vengono necessariamente dispensati in ospedale. Ci avvaliamo di un modello organizzativo che consente ai pazienti oncologici di assumere la terapia direttamente a casa. L’obiettivo è quello di rendere più semplice la vita dei pazienti e dei loro cari costretti già ad affrontare una malattia difficile che ha un alto tasso di mortalità”.
Ma l’accesso ai farmaci anticancro a domicilio non è l’unica “virtù” del modello della Campania. “Nella nostra Regione – conclude Capuano – con l’istituzione da Delibera di Giunta Regionale n. 130 del 31 marzo 2021, del ‘Tavolo Tecnico Regionale di Lavoro sui Farmaci e Dispositivi Medici’, al quale spetta il compito di predisporre aggiornamento periodico del Prontuario Terapeutico Regionale (P.T.R.), per uniformare gli interventi di tutte le strutture sanitarie della Regione, abbiamo raggiunto rapidamente risultati più che lusinghieri. Ad oggi mediamente si aspettano solo 17 giorni per aggiornare il PTR, a fronte di un tempo massimo di 40 giorni previsto dal DR 130. Nel passaggio dall’atto formale di aggiornamento del Prontuario Regionale, al momento reale in cui il farmaco può essere somministrato ai pazienti, saranno trascorsi in tutto circa 120 giorni (con una media nazionale di 358 giorni, secondo quanto emerso dal XVI Rapporto Nazionale FAVO). Sono per lo più tempi tecnici, burocratici, legati all’espletamento di una gara di acquisto centralizzata. È un tempo congruo per i pazienti oncologici? Difficile rispondere, confidiamo però che con il potenziamento della transizione digitale e l’introduzione della IA, si possa ulteriormente migliorare”.