L’elaborazione di Legambiente sui dati di Tartapedia.it, che accoglie le segnalazioni di associazioni e istituti di ricerca, fa emergere subito che in Italia il numero delle ovodeposizioni rispetto al 2023 è aumentato di oltre il 30%: l’anno scorso, infatti, il conteggio di fine stagione era 452.
La Campania è la terza regione più gettonata da mamma tartaruga (104 nidi), dislocati specialmente nella provincia di Salerno: 66 sono tra i territori di Ascea Marina, Eboli e Marina di Camerota. 19 i nidi in provincia di Caserta tra Castel Volturno, Sessa Aurunca e Mondragone.
Trovati nidi anche sull’isola di Ischia e in provincia di Napoli. Un grande risultato ottenuto grazie all’impegno delle diverse realtà presenti sul territorio, che uniscono i loro sforzi nel network collaborativo Caretta In Vista sotto il coordinamento della Stazione Zoologica Anton Dohrn. Secondo stime indicative, si ipotizza che i nuovi nati di origine campana saranno circa 6.700.
In testa alla classifica del boom italiano c’è la Sicilia (190 nidi). Seguono la Calabria (147), la Campania (104), la Puglia (99), la Toscana (24), il Lazio (14), la Sardegna (7), la Basilicata (7), la Liguria (5), il Molise (2), l’Abruzzo (1) e le Marche (1).
“Abbiamo sorvegliato 60 km di costa con l’ultraleggero grazie alla collaborazione con il Airpatria Club e il supporto della Regione Campania – commenta Sandra Hochscheid, ricercatrice della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e responsabile scientifico del Progetto Life Turtlenest – ciò ci ha permesso di aumentare il numero dei nidi censite e protetti dai pericoli di inondazione e dell’inquinamento luminoso. La maggior parte dei nidi è stata trovata su spiagge caratterizzate da un’elevata pressione turistica, questo ha il vantaggio che le tracce lasciate dalle femmine nidificanti o dai loro piccoli possono essere notate e segnalate dalle persone; tuttavia, pone anche una sfida immensa per la gestione e la protezione di questi nidi e dei piccoli che emergono, minacciati dall’inquinamento luminoso e dai comportamenti, da parte di chi frequenta la spiaggia, non adeguati alla tutela della specie”.
Il fenomeno a cui stiamo assistendo, è dovuto a una combinazione di diversi fattori. Se da un lato l’aumento delle temperature legato ai cambiamenti climatici ha favorito l’ampliamento dell’areale di nidificazione della Caretta c., dall’altro l’incremento degli sforzi di monitoraggio lungo le coste italiane ha permesso di individuare e proteggere un maggior numero di nidi. Inoltre, i progetti di conservazione della tartaruga marina realizzati negli ultimi 25 anni, grazie al programma di finanziamento europeo LIFE, hanno migliorato in maniera significativa lo stato di conservazione della specie e degli ecosistemi marini.