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Quando si ripete il ridicolo delle storie (di Giuseppe Fauceglia)

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In tempo di antimelonismo militante, può essere utile la lettura del recente libro di Andrea Minuz, “C’eravamo tanto odiati. Breve storia dell’antiberlusconismo”, ed. Il Mulino, che ricorda la quantità di parole violente, addirittura di isterismi e di pure sciocchezze, in cui in quegli anni eccelsero soprattutto i sedicenti intellettuali, che trovarono spazio nella carta stampata di sinistra e nelle reti televisive.

Questo impluvio di ridicole rodomontate hanno finito per privare il dibattito di una qualche sua residua autorevolezza, finendo, con l’antiberlusconismo militante, per ridurre la politica ai confronti “urlati” delle reti televisive.

Guardando anche oggi qualche canale TV si ha l’impressione che quel momento duri ancora. Il tema, assolutamente infondato, di una crescente dose di autoritarismo viene collegato all’antifascismo, quasi come se l’attuale maggioranza di governo non fosse altro che un’appendice (a)storica del ventennio. Seguono affermazioni come “vado fuori dall’Italia” o “occorre alzare le barriere contro l’insorgente fascismo” o “è tempo di antifascismo militante”.

Questo atteggiamento è possibile misurarlo sul tema dei recenti provvedimenti assunti dal governo sul tema dell’ordine pubblico. Il rapporto sull’ “indice di criminalità”, pubblicato qualche giorno addietro dal “Sole 24 Ore”, ha segnalato che in tutta Italia sono state presentate, nel 2023, 2,34 milioni di denunce, ovvero il 3,8% in più rispetto al precedente anno.

Questi dati ufficiali rappresentano solo parzialmente – molte vittime preferiscono non denunciare, avendo perduto ogni fiducia sull’efficienza del sistema giudiziario – la situazione reale, caratterizzata dall’impluvio di violenze di vario tipo, dalle aggressioni ai furti, dagli scippi allo spaccio di droghe.

Basta, per pura avventura, frequentare le stazioni, i mezzi pubblici, i quartieri periferici o le vie del centro ed ora finanche gli ospedali, per avvertire una violenza ormai diffusa anche tra i minorenni, certi che la loro età li renda esenti da ogni sanzione.

E’ normale che a fronte di questa situazione così grave, il governo sia chiamato ad assumere provvedimenti altrettanto “forti”: così è accaduto per le violenze in ospedale con la previsione dell’arresto in fragranza, differito nelle 48 ore successive al “fatto”. Naturalmente, nessuno nega che accanto alle misure repressive, vi sia la necessità di interventi sociali, ma bisogna pure prendere atto che la “scuola” e la “famiglia” hanno da tempo smarrito la loro missione educativa.

La sinistra ha risposto con una vera e propria alzata di scudi, non avendo forse archiviato le teorie marxiste sulla “violenza di Stato” al servizio della borghesia capitalistica, omettendo, però, di considerare l’interesse primario delle fasce più deboli della popolazione, proprio quelle che intendono arginare la micro criminalità alla quale sono quotidianamente esposte.

Ecco, allora, scattare l’antimelonismo militante, finanche con richiamo alla ratio di antiche norme del periodo fascista, non tenendo conto della circostanza che nel Regno Unito i laburisti di Starmer hanno vinto le elezioni con la parola d’ordine “sicurezza”, mentre la Harris negli Stati Uniti utilizza lo stesso teorema trumpiano sugli immigrati clandestini, senza distinzione alcuna, ritenendo il fenomeno fonte di potenziale delinquenza e prevedendo rimpatri forzosi o speciali centri di detenzione.

E’ possibile allora che solo la sinistra italiana non avverta la necessità di sdoganare il tema della sicurezza, affidandosi alle solite contumelie propagandistiche? Le storie dell’antiberlusconismo si ripetono, solo che oggi queste si sono trasformate in altrettante farse, e di questo gli elettori sono ben consapevoli.

Giuseppe Fauceglia   

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