Per poter garantire la sicurezza del territorio, e conseguentemente la bellezza del paesaggio, serve predisporre specifici finanziamenti per piani di sicurezza per prevenzione e manutenzione, in modo tale da consentire ai fattori ambientali di fondersi con quelli umani.
Fra le principali cause del dissesto idrogeologico c’è sicuramente l’azione dell’uomo che attraverso la deforestazione e la conseguente cementificazione del territorio ne decreta uno stato che sicuramente non fa bene alla bellezza e all’armonia dei luoghi.
Per prendersi cura in modo efficace di un territorio è necessario investire in risorse economiche adeguate, ma anche in una cultura incentrata sulla sostenibilità e la gestione ottimale del suolo.
Sull’argomento interviene il professore Vincenzo Peretti della Federico II che spiega: “Le soluzioni più efficaci per ridurre il dissesto idrogeologico ci sono. Oltre alla riforestazione delle aree boschive, è importante il controllo dello sviluppo urbano nel rispetto del ciclo idrogeologico, la gestione dei terrazzamenti, la pulizia e manutenzione dei corsi d’acqua e il contrasto dell’abusivismo edilizio”.
Territori fragili di enorme bellezza non possono essere lasciati a soluzioni individuali, bisogna assicurare che ognuno faccia, bene, la sua parte: “Ecco perché -prosegue- non basta parlare di misure di sostegno all’agricoltura eroica. Occorre ampliare questa idea, entrare in nuova dimensione, quella di “custode”, anche della proprietà privata, che spesso viene abbandonata. Dove non esistendo attività agricola, specialmente in aree tutelate e fragili, il prezzo della cura non può essere tutto a carico del proprietario. Importante è infatti proseguire la “cura” nel tempo per evitare che fermandosi cessi anche la bellezza con la conseguente comparsa del degrado del suolo e del territorio. Sarebbe poi inutile cercare le responsabilità dopo le terribili frane.
“L’Europa -conclude- ci viene incontro, prevenire il dissesto e tutelare il territorio e la bellezza, magari semplicemente considerando i proprietari, quando non impegnati in attività agricole, come custodi e sentinelle di quegli ambienti rari. Meglio se finanziando, con apposite misure, non servono grosse cifre di denaro, i loro costi di intervento e prevenzione, adeguate al livello di fragilità di ogni zona”.