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Estorsione con modalità mafiosa e usura: nei guai 2 detenuti del clan Pecoraro-Renna

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La Polizia di Stato di Salerno, nelle prime ore di oggi, venerdì 18 ottobre, ha eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali emessa dall’Ufficio del gip presso il Tribunale di Salerno, in accoglimento delle richieste presentate dalla Procura della Repubblica di Salerno – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di due soggetti, il 54enne F. G. ed il 47enne B. P., attualmente detenuti, già condannati in via definitiva per associazione mafiosa, uno dei quali già appartenente, al clan “Pecoraro-Renna”, attivo nei comuni di Bellizzi, Montecorvino Rovella, Battipaglia e zone limitrofe.

Secondo la ricostruzione accusatoria, allo stato confermata dal GIP, i predetti si sarebbero resi responsabili l’uno dei reati di usura e tentata estorsione, aggravati dalle modalità mafiose nonché di esercizio abusivo dell’attività finanziaria; l’altro, di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose, in concorso con il primo soggetto nonché di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

Sulla base degli elementi probatori acquisiti dall’attività investigativa della Squadra Mobile in fase di indagini preliminari e da sottoporre al vaglio dibattimentale, uno dei menzionati indagati avendo effettuato prestiti di denaro a due soggetti in difficoltà economiche, applicando tassi di interesse mensili tra il 20% e il 60%, aveva preteso la restituzione delle somme con condotte minatorie, supportate sia dalla propria appartenenza mafiosa, sia dalla particolare levatura criminale del complice, in passato elemento di spicco della citata consorteria camorristica operate nella Piana del Sele.

Inoltre, uno degli indagati, oltre ad essere dedito a praticare abusivamente l’attività di concessione di finanziamenti ad un elevato numero di persone, in relazione ai quali, anche per la reticenza dei beneficiari, non è stato possibile stabilirne la natura usuraria, in diverse occasioni, aveva effettuato, altresì, videochiamate con il complice, già in stato di reclusione, al fine di metterlo direttamente in contatto con una delle vittime delle menzionate condotte illecite.

Il provvedimento cautelare è ovviamente suscettivo di impugnazione e le accuse così come formulate saranno sottoposte al vaglio del giudice nelle fasi ulteriori del procedimento.

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