Nel territorio che ci riguarda la legalità dell’agire pubblico, l’alta funzione della magistratura sarebbero state tenute sequestrate (e qui il condizionale è assolutamente d’obbligo) per circa vent’anni da un gruppo di interessi che avrebbe gestito appalti pubblici, assunzioni di parenti e nomine in importanti società.
Se, e non voglio davvero crederci, ciò dovesse essere, questa Provincia e la nostra Città sarebbero state nelle mani di un gruppo trasversale di potere occulto che mi ricorda quello di Palermo negli anni ’70 e ’80 dello scorso secolo.
Solo che a Palermo vi erano magistrati coraggiosi che agli inizi degli anni ’80 iniziarono a seguire la “traccia dei soldi” per arrivare a colpire quel pernicioso intreccio politico-mafioso. A Palermo in quegli anni vi era anche una forte consapevolezza della società civile, che si manifestò tra i gesuiti e una parte importante del clero e tra le associazioni di liberi professionisti e cittadini, ciò che è mancato e manca nel nostro territorio.
A Salerno, come scrivo da anni, esiste solo il “sistema” – intoccabile e trentennale coperto da convivenze che ora verrebbero lentamente alla luce- di una “corruttela” sottile che ha lambito anche i partiti di opposizione, e che ha, nella sua manifestazione clientelare, distrutto ogni capacità di reazione della società civile, priva di una borghesia colta e incapace di guidare il cambiamento.
Non credo, però, che siano da soli sufficienti arresti, inchieste e condanne per superare questa crisi profonda, la società civile deve svegliarsi e assumere un ruolo da protagonista, guidando e innovando i partiti dell’opposizione.
di Giuseppe Fauceglia