Manca ancora quasi un anno alle elezioni regionali in Campania, ma ormai – come riporta oggi il quotidiano “Le Cronache” consultabile online – si è già a un punto di svolta, perché’ intorno alla ricandidatura di Vincenzo De Luca ruotano le manovre politiche del centrosinistra e, indirettamente, anche del centrodestra.
La discussione più attesa è quella sulla proposta di legge presentata da Giuseppe Sommese di Azione e approvata in I Commissione (con voto favorevole della maggioranza di centrosinistra, contrario del centrodestra e del Movimento 5 Stelle) che prevede il recepimento della norma nazionale che vieta il terzo mandato consecutivo da presidente della Regione Campania, ma al contempo prevede che il computo dei mandati decorra a partire dall’entrata in vigore della legge regionale.
In caso di approvazione, quindi, De Luca avrebbe la possibilità di candidarsi anche alle elezioni regionali del 2025.
Dopo riunioni infuocate tra il gruppo dei dem e l’ex sindaco di Salerno e call con il partito nazionale, hanno votato a favore sette consiglieri su otto (Bruna Fiola si è astenuta). In un documento politico firmato da tutta la maggioranza c’è una postilla: il voto sul terzo mandato non si traduce nell’indicazione della candidatura di De Luca, perché il nome del candidato spetta alla coalizione.
All’ordine del giorno della seduta di Consiglio regionale della Campania di oggi anche le modifiche alla legge elettorale regionale, contenute nella proposta di legge presentata dal capogruppo del Pd Mario Casillo e approvata in Commissione.
La pdl prevede l’eliminazione del limite del 65% del premio di maggioranza, l’introduzione di una soglia di sbarramento al 2,5% per tutte le liste, la riduzione del numero di firme necessarie per la presentazione delle stesse, la sospensione, a decorrere dalla prossima legislatura, dalla funzione di consigliere regionale nel caso l’eletto venga nominato assessore regionale, l’ineleggibilità dei sindaci dei Comuni campani fino a 5mila abitanti oltre a quella, già prevista, per quelli di Comuni con popolazioni superiori, prevedendo l’obbligo, in caso di candidatura alle elezioni regionali, di dimissioni 3 mesi prima del termine della legislatura regionale.
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