Tra le cause principali, Ridosso indica un furto nella proprietà di Vassallo attribuito a un collaboratore dell’imprenditore Giuseppe Cipriano e il mancato affidamento di lavori pubblici a un cugino dello stesso Cipriano. Il collaboratore ha dichiarato che Vassallo “era entrato troppo nei nostri fatti” e che il suo omicidio sarebbe stato pianificato per eliminarlo come ostacolo.
Le accuse di Ridosso, riportate anche da ilfattoquotidiano.it, descrivono un contesto di tensioni personali e interessi economici. Il collaboratore ha rivelato di aver partecipato con Cipriano a un sopralluogo ad Acciaroli due giorni prima dell’agguato per verificare l’assenza di telecamere. Ha anche riferito di essere stato minacciato da Cipriano e dal brigadiere Lazzaro Cioffi affinché non rivelasse la propria presenza sul luogo.
Il verbale contiene inoltre dettagli sulle intimidazioni subite da Ridosso dopo il delitto: “Mi dissero che non dovevo dire nulla, che si sarebbero visti tutto loro… Mi hanno minacciato, Cipriano e Cioffi, che avrebbero ammazzato tutta la mia famiglia”. Nonostante il tempo trascorso, il collaboratore ha confessato di temere ancora per l’incolumità dei suoi cari.
L’omicidio di Vassallo, inizialmente legato al suo impegno contro il traffico di droga, sembra ora intrecciarsi con una rete di interessi economici e rivalità personali. Gli inquirenti continuano a esaminare le dichiarazioni di Ridosso e a confrontarle con le risultanze investigative. La prossima udienza del Riesame, prevista per il 25 novembre, potrebbe fornire ulteriori elementi su una vicenda che da anni attende giustizia.
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