Ma non la Campania che all’opposto risulta essere tra le Regioni più virtuose d’Italia, infatti delle 24.239 strutture registrate ad oggi 17.647, ovvero il 72,80% (dati Min.del Turismo aggiornati al 26/11/2024) hanno già ottenuto il CIN (codice identificativo nazionale) e adempiuto a tutti gli obblighi che il decreto stabilisce.
Percentuale ben oltre la media nazionale che invece fotografa una situazione nella quale delle 548.783 strutture soltanto il 63,56% (348.797 strutture) ha regolarizzato la posizione, con il 36,44% invece ancora attardate e che quindi rischiano probabili, se non quasi certe (considerati i tempi necessari alle pratiche) sanzioni “sino a 10mila euro” evidenzia l’avvocato Gennaro Sposato dello studio interdisciplinare Rödl & Partner.
Nel dettaglio regionale si osserva che Napoli detiene il 79% di strutture registrate (10.718 su un totale di 13.562) – e peraltro Napoli risulta percentualmente la prima fra tutte le grandi città in Italia per strutture. Bene anche Salerno con il 65% di ‘regolarizzati’ (6.168 strutture registrate su un totale di 9.413). Segue Avellino con il 65% (204 strutture registrate su un totale di 315), poi Caserta con il 61% (349 strutture registrate su un totale di 567) che precede Benevento con il 55% (208 strutture registrate su un totale di 382).
LA CLASSIFICA PER REGIONI
Nella classifica per Regioni stilata coi dati del Ministero del Turismo aggiornati ad oggi la maglia nera va al Friuli Venezia Giulia dove ben il 60% delle strutture non ha il CIN, seguita dalle Marche con il 45%, poi Liguria con il 44%, Abruzzo (42%), Puglia (41%), Umbria e Veneto (38%), Sicilia e Calabria (37%), Piemonte e Toscana (36%), Lazio, Lombardia ed Emilia-Romagna (32%), Sardegna (31%) e Molise (29%). In cima alla classifica come detto si posizionano, ad oggi, la Campania (72%) la Basilicata (85%), Trentino Alto Adige (74%), Valle d’Aosta (74%).
IL LEGALE: RISCHIO SANZIONE SINO A 10MILA EURO, PER CIN NON ESPOSTO O MANCANZA ‘SCIA’
Il decreto stabilisce infatti la necessità dell’ottenimento di un codice identificativo nazionale, detto appunto CIN, che una volta ottenuto, dovrà essere esposto all’esterno dello stabile in cui è collocato l’appartamento concesso in locazione, oltre che essere indicato in ogni annuncio dell’immobile, sia su carta stampata che online, in particolare per gli annunci pubblicati sulle O.T.A, online travel agencies (ndr. Airbnb, Booking, ecc).
In caso di mancata osservanza delle nuove prescrizioni sono previste pesanti sanzioni ammoniscono gli esperti legali in real estate dello studio professionale multidisciplinare Rödl & Partner “Lo svolgimento della locazione turistica breve per un immobile privo del CIN viene sanzionato con una sanzione pecuniaria da 800 a 8.000 euro – sottolinea l’avv. Gennaro Sposato di Rödl & Partner – mentre la mancata esposizione viene sanzionata con pena pecuniaria da 500 a 5.000 euro, in relazione alla dimensione dell’immobile nonché con la immediata rimozione dell’annuncio irregolare pubblicato. Poi, in caso di insussistenza dei requisiti di sicurezza degli impianti trovano applicazione le relative sanzioni regionali o statali, mentre in caso di assenza dei rilevatori e degli estintori è prevista l’applicazione di una sanzione pecuniaria da 600 a 6.000 euro per violazione accertata.”
Ma non è tutto perché tra le nuove prescrizioni introdotte dal decreto legge è necessario, in caso di svolgimento dell’attività di locazione turistica o breve in forma imprenditoriale, che il titolare dell’attività presenti presso lo Sportello Unico per le Attività Produttive del proprio Comune la Segnalazione Certificato di Inizio Attività (SCIA) “Pena l’applicazione, in caso di mancata osservanza, di una sanzione pecuniaria da 2.000 a 10.000 Euro, in relazione alle dimensioni dell’immobile” chiarisce l’esperto legale dello studio Rödl & Partner.