Morti sul lavoro: 890 vittime in Italia a ottobre 2024, +2,5% rispetto al 2023

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Si aggrava il bilancio delle morti sul lavoro in Italia: al 31 ottobre 2024 si registrano 890 decessi, 22 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (+2,5%). I dati, diffusi dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering, evidenziano come 657 vittime siano decedute “in occasione di lavoro” e 233 in itinere. Particolarmente colpiti i settori delle costruzioni, con 128 morti, e dei trasporti, dove si contano 84 decessi.

Le regioni più a rischio e la piaga dei lavoratori stranieri
Le regioni con il più alto rischio di mortalità sono Valle d’Aosta, Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Molise e Sardegna, tutte in “zona rossa” per incidenza di decessi rispetto alla media nazionale. Al contrario, Toscana e Marche si distinguono come le aree più sicure.

Preoccupante anche il dato relativo ai lavoratori stranieri, che rappresentano oltre il 21% delle vittime totali. Con un’incidenza di 62,8 decessi per milione di occupati, il rischio per i lavoratori immigrati risulta quasi triplo rispetto a quello degli italiani.

Anziani e lavoratori esperti i più colpiti
Le fasce d’età più vulnerabili restano quelle degli ultrasessantacinquenni, con un’incidenza di 112,8 morti per milione di occupati, e dei lavoratori tra i 55 e i 64 anni. Quest’ultima rappresenta anche la categoria numericamente più colpita, con 230 decessi registrati.

Infortuni in crescita e settori più colpiti
Oltre ai decessi, crescono anche le denunce complessive di infortunio, che passano da 489.526 a 491.439 (+0,4% rispetto al 2023). Il settore manifatturiero registra il maggior numero di denunce, con 59.678 casi, seguito da costruzioni e sanità.

La sicurezza sul lavoro in Italia: una sfida aperta
“La tutela della salute dei lavoratori rimane una priorità”, commenta Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio. “Questi numeri raccontano una tragedia quotidiana che richiede interventi strutturali e una maggiore consapevolezza sulla sicurezza”. A fine anno, il bilancio definitivo potrebbe purtroppo confermare una tendenza che appare difficile da invertire.

Un segnale d’allarme che impone riflessioni urgenti su prevenzione, controllo e formazione per garantire maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro.

 

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