Intervista di Cosimo Risi con Silvana Paruolo

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Anticipo qui lo stralcio dell’intervista con Silvana Paruolo per Agenda geopolitica di dicembre.

Silvana Paruolo. In un mondo alla ricerca di un nuovo ordine, sta per esplodere l’uragano Trump. E di certo il nuovo presidente degli USA non è amico degli Europei!  A suo avviso, che impatto potrebbe avere l’Amministrazione Trump sull’Unione Europea?

Cosimo Risi. Tutti attendono l’avvento di Donald Trump, chi con ansia, gli Europei principalmente, e chi con sollievo, Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu per citare due nomi a caso. Quale cha sarà l’effetto dell’uragano, come lo chiama lei, gli Europei sono messi male a prescindere. La battuta di Totò ci sta. Francia e Germania stanno segnando due clamorosi autogol. Emmanuel Macron per avere sciolto, senza necessità, l’Assemblea e per averne una refrattaria al suo fascino.  Olaf Scholz per aver affossato nella mediocrità il ritorno della Socialdemocrazia alla Cancelleria federale. La risposta alla Sua domanda è una sola: o prendiamo in mano le nostre sorti o ci lasciamo teleguidare da altri, e non è detto che siano gli amici a manovrare il joystick.

SP. Lei ha pubblicato un interessante libro: Terre e guerre di Israele, sette anni di cronache
mediorientali 2017-2024 (Sossella Editore, Roma, 2024). Il presidente Trump è un grande
sostenitore di Israele. Quale impatto avrà il suo arrivo alla Casa Bianca sul conflitto in Medio
Oriente?

CR. Benjamin Netanyahu scommise sulla vittoria di Trump, anche quando i sondaggi davano
Kamala Harris vincitrice. Gli stessi sondaggi volevano il declino di Bibi, come lo chiamano i media
israeliani, ed invece Bibi resta al comando, persegue la sua agenda con maggiore determinazione
ora che ha vinto la scommessa. Basti guardare la foto della festa in Florida del Presidente eletto
accanto a moglie e figlio di Netanyahu. Non è detto che Trump, carattere imprevedibile, si allinei
totalmente al Governo di Israele. Probabile che tenti una mediazione, anche a costo di scontentare
l’amico, per rianimare gli Accordi di Abramo. Manca la gemma più pregiata: l’Arabia Saudita.

SP. Come valuta la nuova Commissione europea 2.0 a guida Ursula von der Leyen entrata in
funzione il 1° dicembre 2024?

CR. Romano Prodi, in una fuorionda, definisce Ursula von der Leyen una assicuratrice che ha
stipulato una polizza a suo vantaggio. Il giudizio è di mediocrità, lo specchio fedele della mediocrità
politica dei grandi stati membri, a cominciare da Francia e Germania, l’asse che non tira più come
un tempo. La pratica dei due forni si rivelerà necessaria per ottenere in Parlamento la maggioranza
per approvare le leggi. Un’operazione di scaltrezza tattica e di miopia strategica.

SP. Il nuovo patto di maggioranza Weber-Garcia Perez-Hayer riuscirà ad arginare la deriva del
Partito Popolare Europeo verso la destra?

CR. La deriva a destra dei Popolari è nei fatti. Lo dimostrano la pratica dei due forni e l’emergere
qua e là delle forze sovraniste. Sulla scia dei Democristiani tedeschi in predicato di vincere le
elezioni in Germania, i Popolari inseguono il sogno di europeizzare, democratizzandole, le forze di
destra. A volte l’esperimento riesce, a volte la spinta reazionaria è tale da resistere alle lusinghe
della stanza dei bottoni. L’atteggiamento di Fratelli d’Italia è la spia della marcia verso il Centro.

SP. La Siria non trova letteralmente pace.

CR. L’avanzata dei ribelli verso Damasco, la fuga di Bashar al-Assad, le truppe regolari inerti: si
riproduce in Siria lo scenario afghano. Presto per dare un giudizio, certo colpisce la rapidità degli
eventi. Sorprende la risposta del Presidente americano eletto: noi non c’entriamo. Chi c’entra?

SP. Che fare per salvaguardare la competitività europea e il nostro modello sociale?

CR. Ora che Carlos Tavares ha lasciato Stellantis con una perdita secca di posti di lavoro e robusti
dividendi per gli azionisti e per sé stesso, si misura la scarsa competitività del settore
automobilistico, persino nelle aziende premium tedesche. È stata affrettata la transizione ecologica all’elettrico? Oppure dobbiamo rassegnarci ad un certo grado di inquinamento per salvare i motori
termici? La Ferrari ebbe un’impennata nelle prenotazioni della Purosangue appena annunciò che il
suo primo SUV avrebbe montato il classico motore 12 cilindri senza ausilio elettrico. Una Ferrari ha
12 cilindri o non è. Consoliamoci con il Cavallino.

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